mercoledì 11 marzo 2009

Vecchio incipit dimenticato...

Erano le 7.oo del mattino. La sveglia suonò puntuale, precisa come solo l'alternarsi del giorno e della notte sanno essere. Aprì gli occhi. Pur con la serranda sollevata, la sua camera era immersa nel buio. Vide un cielo coperto, scuro, con nubi così fitte che il sole non riusciva a conquistare il suo spazio. Decise di alzarsi. Restare a letto non gli avrebbe portato nessun giovamento.

Una rapida tappa in bagno, poi in cucina. La giornata si prospettava lunga e faticosa, e una buona colazione sarebbe stata sicuramente d'aiuto. Pane, burro, marmellata, una tazza di latte caldo e un cornetto ripieno di crema. Mangiò tutto con calma, gustando e assaporando ogni boccone, e ogni sorsata. Si sentiva sereno, molto più sereno che la notte precedente. Era andato a dormire tardi, dopo un film mediocre, e con il pensiero della prova che l'avrebbe atteso il giorno successivo. Ma ora era tutto passato. Potersi godere quella calma, disturbata solo dal ronzio del vecchio frigorifero, lo stava rinvigorendo. Gli sembrò che quella colazione fosse infinita. In effetti durava da un po. Gettò un'occhiata all'orologio.

La calma sparì con la stessa rapidità con cui un fulmine compare e poi scompare. Aveva perso più di un'ora seduto al tavolo. Corse in camera sua. Aprì l'armadio: pantaloni, maglietta, camicia e giaccone li trovò immediatamente. Il problema fu trovare un paio di calze pulite. Non c'erano. Quelle di due giorni prima sarebbero andate benissimo, dopotutto avevano preso abbastanza aria stando in cima alla roba sporca. Infilò gli scarponi. Ricontrollò rapidamente che nello zaino ci fosse tutto. Era perfetto. Sciarpa, guanti ed ora fuori di casa rapidamente.

Camminava rapido, ma ancor più veloci erano i suoi pensieri. Idee strampalate e connessioni impensabili ai più stavano ballando un valzer viennese tra le sinapsi del suo cervello. Sin da piccolo era sempre stato una persona abbastanza particolare. Per qualche strano motivo riusciva in imprese che agli altri erano sempre risultate impossibili. A lui bastava davvero poco. Un foglio su cui scrivere, qualche numero messo in croce, alcuni minuti per esternarle, ed ecco che con le sue formule magiche riusciva in tutto. 

Prese il suo taccuino. La copertina in pelle nera era lucida, perfettamente pulita, sembrava che mai mani d'uomo l'avessero sfiorata. Le pagine erano invece giallognole, graffiate da superficiali solchi, da un alternarsi di tratti fini e grossi, segnate da una calligrafia che nascondeva capacità straordinarie. Cominciò a scrivere. La punta dorata della stilografica volava su quelle pagine. La prima pagina era completa, ed ecco apparire...

(Continuerà... forse)

...Sacra & Pura Follia!!!

1 commento:

  1. bravo! continua perchè scrivi veramente bene..catturi l'attenzione del lettore... sono curioso...dove stai andando... a piedi...scrivendo con la stilografica...

    RispondiElimina