martedì 19 dicembre 2006

Doppiezza giornaliera...

Oggi ho da dire due cose...


Primo: 

SE VEDETE IL BICCHIERE MEZZO VUOTO O MEZZO PIENO... RIEMPITELO FINO A FARLO TRABOCCARE!!!


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Secondo: 
Il Povero Silvio è stato operato e gli han impiantato un PAISMEIKER (non mi ricordo assolutamente come si scrive!!!), mi han detto che lui è un patito del GEOMAG,
 quel giochino con miliardi di calamitine potentissime! Perchè non gliene facciamo trovare un milione di fronte ad Arcore per quando rientra!!!

L'iniziativa si chiamerà: UN MAGNETE PER LA VITA! 

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...Sacra & Pura Follia!!!

venerdì 15 dicembre 2006

Incredibile ma tecnico!

Oggi vado in facoltà a dare il pre-esame di Fisica Tecnica... arrivo alle 14.00 con un'ora di anticipo per 2 motivi:

1) Trovare posto
2) Trovare una maledetta sedia da mancino... voi destrosi non potete capire quant'è scomodo scrivere su una sedia fatta solamente per voi... RAZZISTI!!!

Arrivo in aula... c'è meno gente del previsto... mi guardo un po intorno e becco un posto da mancino in 5° fila!!! Perfetto... nascosto ma non troppo!

Pian piano che arrivano le persone iniziano ad occupae i posti sul fondo... altre 10 file! Io me la rido sotto i baffi... ovviamente li faran spostare avanti... quando mai permettono un compito in una situazione simile!

L'aula è piena, ci son solo le file davanti a me libere... la gente comincia a portare via le sedie per metterle nel fondo dell'aula... 

La prima fila scomprare...
Poi la seconda...
Ovviamente la terza...
Infine la quarta... son passato in prima fila!!!

Non è possibile... non possono lasciare la situazione così...

Invece... E' possibilissimo!!!
Il prof. non arriva... ma arrivan due personaggi mai visti prima che ci dicono di iniziare l'esercitazione senza minimamente preoccuparsi della situazione in aula!!!!
Oltrettutto scopriamo che neppure questi due son in grado di risolvere l'esercitazione!!! 
Ma vi rendete conto per che servizi paghiamo??? Altro che studenti fancazzisti... perchè sti prof. non si guardano un po allo specchio?


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...Sacra & Pura Follia!!!

martedì 12 dicembre 2006

Ci sarà il Natale?

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...FORSE...

...Costante & Feroce Follia!!!

venerdì 8 dicembre 2006

V'Era una volta...

 Tutto tace; gli unici suoni son quelli prodotti dal venticello leggero che anche questa notte attraversa le strade deserte. Si guardò intorno. La sciarpa stava sul letto, idem il cappotto. Il lettore stava invece sulla scrivania. Lo zaino posato in terra. Bene c'era tutto l'occorrente per uscire, era l'ora di dar il via alla vestizione. In maniera metodica, quasi meccanica, mise su il cappotto, poi lo zaino, la sciarpa e infine il lettore. Ogni passaggio era un po un rito, come i vari passaggi di una formula magica. Tutto successe davanti allo specchio. Immaginò una colonna sonora attorno a lei e le possibili inquadrature da cui potevan esser riprese le varie fasi. Prima il braccio destro che si infila nella manica, poi la ripresa del sinistro, seguita dalla figura intera presa di spalle e sullo specchio contemporaneamente nel mentre che l'aggiusta sulle spalle. A quel punto una bella ripresa dall'alto, che si allontana man mano che i bottoni vengono chiusi. Si passa poi allo zaino. Ecco che lo schermo mostra la mano che acchiappa lo spallaccio che uno strattone vola dritto sulle sue spalle. uno spallaccio su e l'altro resta invece penzolante. Nuovamente una ripresa dello specchio. Tutta l'azione si svolge con assoluta calma, senza nessuna fretta, e sempre accompagnata dalla solita rilassante e serena musichetta di sottofondo. La camera passa ora ad un primo piano. Il viso sorridente riempie lo schermo. L'inquadratura si sposta leggermente per riprendere il rito della sciarpa. Tra tutti i passaggi questo è il più lungo, il più delicato ed importante. Appoggia una prima estremità sulla spalla sinistra, poi comincia il giro. La mano sinistra mantiene la sciarpa mentre la destra circumnaviga la testa, e il rosso serpente si avvolge attorno al collo. E' fondamentale che non si tiri troppo, che non si pieghi, che aderisca totalmente a collo e spalle, stretta ma non troppo. Il primo giro viene completato, la musica continua, e il secondo inizia. Ora si tira un po di più. Un intoppo. La sciarpa è corta. Lo sapeva, ma ogni volta spera non sia così. Ecco il dilemma. Mantenere le due estremità cortissime e fare due giri, fare un solo giro e avere du lunghe strisce di lana bordeaux che penzola davanti al collo, oppure lasciare un'estremità davatni e un indietro. Si provano tutte e tre le opzioni, anche se la scelta è già stata fatta. Già perchè è una di quelle scelte che non cambia mai. Srotola la sciarpa. La riavvolge, dosando opportunamente la lunghezza della prima estremità, per fermarsi dopo un giro e mezzo. Nuovamente un primo piano. Si guarda, sorride. Nello schermo compaiono anche le mani. si sollevano, si avvicinano al viso, e pian piano arrivano fino lle orecchie e le tappano. Anche il tocco finale è stato apportato, gli auricolari son al loro posto. Stop Buona!
Erica si guardò compiaciuta. Aveva fatto proprio un bel lavoro, era proprio soddisfatta, come sempre. Sorrise ripensando all'idea di una telecamera che le girasse attorno. Si chiese se non fosse possibile che la sua vita fosse magari un Truman Show. Controlò il portafoto sul tavolino vicino a lei. Nessuna telecamera. Era salva, pare che nessuno la spiasse. Sorrise ancora e si osservò. Adorava quella matassa di lana che portava al collo. Di un bordeaux intenso, caldo. Aveva fatto proprio un bel lavoro, magari 3 mesi per una sciapra erano un po troppi, ma per essere la prima era già un buon risultato.
La scena al chiuso del film finì, era quindi ora di cambiare colonna sonora. Accese il lettore e si avvia verso la porta. Urlò un saluto, ma nessuna risposta giunse al suo orecchio. Per un attimo sentì solo la sua musica, il volume era troppo alto per sentire gli altri suoni,chiuse la porta... SBAM. Questo lo sentì, eccome se lo sentì; era troppo distratta dalla musica per pensare di dover dosare la forza. Uscì dal cancello e si buttò in strada. Non aveva una meta precisa. Sapeva di voler camminare, ma non sapeva per quanto, sapeva di voler ascoltare un po di musica, ma non sapeva esattamente quale. Si trattava si domande che in quei momenti non hanno importanza: i protagonisti di un film non si chiedono mai per quanto dovranno camminare o che musica farà da sottofondo alla loro passegggiata. Lo stesso doveva fare lei, camminare e godersi la strada percorsa.
Portò la sciarpa sopra il naso. Anche l'olfatto era ormai isolato. All'udito ci pensava la musica. Ora solo la vista manteneva il suo contatto con il mondo esterno. Prese la solita strada, quella che portava un po ovunque, che prendeva ogni volta che si lanciava in una delle sue camminate. Scelse una meta. La vecchia chiesetta in campagna, alla periferia del paese, era perfetta. Con passo sostenuto percorse la sua via e svoltò prima a sinistra, poi subito a destra. Si ritrovò nella via principale. La strada era separata in due parti dalle piazzole alberate. Le piante, da quando stavano li, non avevano mai usufruito di alcun tipo di cure. I rami crescevano indisturbati per metri e metri, carichi di frutti e resina, entrambi sempre pronti ad abbandonare il legno natale e tuffarsi sulle macchine o sulle persone che stazionavano sotto di loro. Più d'una ciocca di capelli era stata tagliata a causa di quelle piante, e ancor di più erano le macchine che avevan conosciuto il carrozziere sotto loro invito esplicito.
Le case scorrevano abbastanza veloci. Le luci provenienti dall'interno delle case, insieme a quelle dei lampioni ,creavano le condizioni adatte per poter passeggiare il tranquillità, sopperendo alla mancanza di luce dovuta alla fase di luna nuova. Passo dopo passo procedeva spedita per la lunga via. Ogni tanto gettò lo sguardo dentro una delle abitazioni. Magari in quelle di conoscenti, con un pizzico di fotuna, avrebbe visto qualche volto familiare. Non si sarebbe fermata, ma ricevere un saluto le avrebbe fatto comunque molto piacere. La via finì, ma i saluti non vennero.
Un po delusa per la sua vana speranza svoltò alla prima a sinistra. Come al solito finì nella zona d'espansione. Da un lato casette a schiera ormai accoglienti e già attive al 100%, mentre dall'altra scavi e bloccheti di mattoni appena ricoperti di cemento. Immaginò di camminare nel mezzo della linea che separa Ying e Yang. Il bianco da una parte e il nero dall'altra. Un divisione netta come poche se ne vedono. Ma questo pensiero volò veloce come il tempo che le ci volle per giungere alla fine della scorciatoia, scavalcare la montagnetta di sabbia e ghiaia e trovarsi nuovamente in una zona più omogenea. Qua le case eran un po più sparute, lontane le une dalle altre, spesso distanziate da un terreno non ancora edificato. Si trovava comunque in una zona periferica, ma le piaceva lo stesso. Era piacevole vedere tante piccole case, una per famiglia, con un piccolo giardino e dei colori più disparati. Oddio, questo non era proprio vero: in quest'ultimo periodo tutte le case venivan dipinte tutte con gli stessi colori, rosa, verde o azzurro, tutti rigorosamente in versione pastello, magari antichizzata. Se proprio andava bene poteva capitare di trovarne qualcuna gialla. Ma lei non fu così fortunata, lo fu molto di più.
Si trovò davanti ad una casa nuova che non aveva mai notato. Doveva esser stata terminata da poco, e abitata da ancora meno. Nel giardino e all'ingresso montagne di scatoloni, alcuni ancora imballati, riempivano tutto lo spazio disponibile. Tutto quel disordine non poteva però rubare lo splendore alla casa: le pareti eterne eran fatte in mattoni, piccoli mattoncini rossi, lucidi, incastrati tra loro nella maniera più classica che si possa immaginare. La casa aveva tre piani, e un lungo loggiato circondava il perimetro del piano terra. Man mano che saliva i piani diventavan sempre più piccoli. L'ultimo era forse la metà del piano terra, ma in compenso aveva una splendida veranda davanti a se. Tegole chiare ricoprivano le falde del tetto, e i due comignoli che lo sormontavano indicavano la presenza di almeno due caminetti all'interno della casa. Non c'era però bisogno di notare questi per accorgersi della presenza di almeno di un camino. Un'enorme vetrata si sostituiva infatti ad una delle pareti della casa, lasciando libera la vista dell'interno. Un gigantesco camineto occupava buona parte della parete a sinistra della vetrata. Era acceso, e la sua luce arancione rendeva magico l'ambiente della casa.
Le luci all'interno erano piuttosto soffuse, non era quindi facile cogliere l'arredo e lo stile dell'abitazione. Al contrario, invece, i due bambini che giocavano davanti al caminetto erano perfettamente distinguibili. Un maschietto ed una femminuccia. Pensò che potevan avere al massimo 5 anni non di più. Si rincorrevano, si strattonavano, saltavano sul divano, sulle poltrone, eran pieni di energia. Erano felici. Spensierati come tanti vorrebbero esserlo. Cercò di capire il gioco, se si trattava di un qualche nascondino o acchiapparelllo. Magari giocavano al bandito e al poliziotto, o più probabilmente non si ponevano queste sciocche domande. Probabilmente si rincorrevano e basta, nulla più.
Li osservò per parecchi minuti, e non intendeva andarsene. Il maschietto scivolò sul tappeto, cadde e sbattè la testa. Cominciò a piangere. La sorellina lo guardò, si avvicinò e lo abbracciò. Lui prima smise di piangere, poi a guardò e reiniziò nuovamente. Stavolta anche la bambina si unì al coro. No riusciva a smettere di osservare quei due bambini che si bbracciavano e piangevano contemporaneamente. Si ricordò di lui, e le tornarono alla mente i loro ultimi incontri. Scacciò quei pensieri, archiviandoli come tempi passati. Si felicitò di quell'allontanamento, perchè con la mente sgombra ebbe la possibilità di godere a pieno della scena che stava per svolgersi davanti a lei.
Un donna comparve sul fondo della sala. Con passo deciso si avvicinò ai bambini. Si chinò e prese il piccolo in braccio. Lo strinse forte a se ed iniziò dondolarlo. Anche lui la abbracciò. Sorrise. Le lacrime come per incanto sparirono dal viso del bambino. La bimba li guardava, seduta in terra, ancora in lacrime. Rapidamente arrivò un uomo. Prese la bambina e senza darle neanche un attimo per capire che stava succedendo la lanciò in aria. Una, due, tre, dicei e più volte. Dopo il primo lancio scoppio in una rista dirompente. Quel faccino rotondo era passato improvvisamente dalla tristezza alla gioia più pura. I genitori si guardarono, dondolarono un po i bambini, poi si baciarono. I due bimbi scimmiottarono il bacio dei genitori, si abbracciarono e poi lei diede un leggero bacio sulla guancia di lui. Il bimbo si pulì la guancia con un gesto di stizza. Forse per lui il gioco era andato un po oltre. I genitori risero.
La bambina guardò fuori dal vetro e per la prima volta notò la spettatrice. Tirò i baffi del padre e gli indicò la ragazza imbacuccata che li osservava dall'esterno. Lui le prese la manina e la mosse in segno di saluto. La lasciò, e la bambina continuò quasi meccanicamente, anche lui salutò.
La mamma nonebbe però la stessa reazione, tuttaltro; si avvicinò alla vetrata e chiuse la tenda.
Il lettore continuava ad andare, così "Un altro giorno è andato" di Guccini svaniva pian piano alle sue orecchie.
Ripensò al gesto della madre. Non l'aveva offesa, anzi, forse avrebbe dovuto lei chiedere scusa. Aveva rubato a quella famiglia attimi di intimità che spettavano solo a loro. Ingiustamente si era sentita anche lei un po parte della scena, aveva preso un po di calore che le aveva scaldato il cuore in quei primi freddi giorni di Dicembre. Si incamminò nuovamente lungo la strada.
Riprese a pensare al calore che le avevan donato quei bambini...

...continua...

...Sacra & Pura Follia!!!

lunedì 4 dicembre 2006

Erica

Io la immagino così...

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...Voi???

...Sacra & Pura Follia!!!

venerdì 1 dicembre 2006

Nuvole!

Avete mai pensato al relax della lettura? Certo che ci avete pensato... ma avete mai immaginato quanto potrebbe essere più rilassante poter leggere fuori dal mondo, superare ogni limite umano, magari sdraiato su una soffice nuvola?

Forse io mi addormenterei... ma dev'essere una sensazione splendida!

E' dall'idea di questa sensazione che nacque tempo fa questo disegno... spero vi piaccia...


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Presto il 5° capitolo del "C'Era una Volta"...

...Sacra & Pura Follia!!!

Mostri sotto al letto


Sarà che questa nebbia mi nasconde l’orizzonte 
Sarà che un po’ più in là, sono convinto: non c’è niente
Sarà il fumo negli occhi,
Sarà il male di te,
Sarà che non mi va di cercare risposte che soffiano 
in un vento che non c’è.
Sarà che basta crederci e poi va tutto meglio
Sarà che preoccuparsi troppo è sempre un grosso sbaglio
Sarà che forse sono daltonico, 
ma devo dire che questo cielo,
invece di essere sempre più blu,
a me sembra sempre più nero
Sarà che le ragazze con cui esco hanno tutte i mostri sotto il letto
le ragazze con cui esco                        
hanno sempre un incubo nel cassetto
Sarà che, in fondo, dentro questa nebbia ci sto bene
Sarà che questo pessimismo, troppo spesso, mi conviene
Saranno gli occhiali da sole,
Sarà l’umidità
Sarà che se canti la vie en rose
io ci vedo la mort en noir
Sarà che le ragazze con cui esco hanno tutte i mostri sotto il letto
le ragazze con cui esco
hanno sempre un incubo nel cassetto
le ragazze con cui esco hanno tutte
i mostri sotto il letto
le voci nella testa e fanno il nido in mezzo alla tempesta
Sarà che hanno spesso
qualcosa che non va
Sarà che non l’ho mai cercata
la felicità
Sarà che le ragazze con cui esco hanno tutte i mostri sotto il letto
le ragazze con cui esco 
hanno sempre u n incubo 
nel cassetto!

Giorgio Canali & i Rossofuoco



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...Sacra & Pura Follia!!!

mercoledì 29 novembre 2006

Sogni & Rane


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Micheal Kaluta

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Cicciglio
...Sacra & Pura Follia!!!

venerdì 24 novembre 2006

Oltre ogni paranoia immaginabile!!!

Immaginatevi di svegliarvi una mattina... aprire gli occhi e guardare il soffitto della vostra camera. Lanciare via coperta e lenzuolo con spavalderia, accorgersi del freddo, e ricoprirsi all'istante. Crogiolarsi sotto il calore delle coperte. Chiudere nuovamente gli occhi. 
Siete in paradiso, non c'è nulla di più bello che riprendere a dormire in questo momento. Poi sentire uno strano calore sul viso, come un batuffolo caldo che vi si struscia sul viso... destarsi di soprassalto e rendersi conto che il gatto di vostro fratello si sta strusciando su di voi, vi sta riemprendo il letto di maledetto pelame e a quanto pare ha tentato di violentare il vostro peluche prefertio!!!

La reazione è istintiva: lo acchiappate per la coda e lo scagliate via dal letto! La vostra rabbia era tale che il micio schizza via come se fosse un missile impazzito, lanciato ad un'assurda velocità verso l'andito che sta davanti alla vostra cameretta. Il folle volo viene infine bloccato... avete sempre pensato che quello spigolo prima o poi a qualcosa doveva pur servire!

Il felino sodomita è leggermente rintronato. Ma, per vostra sfortuna, pian piano si riprende. Prima osserva lo spigolo, dubbioso, poi si volta verso di voi, in quell'istante capite il vostro errore!!!
Il suo sguardo trasmette solo odio, paragonato ad esso il marchio nero dei pirati sarebbe una manna; sapete che oggi non vi darà tregua, dovrete stare all'erta perchè l'infido animale sarà pronto a colpire quando voi meno ve l'aspettate! Per salvarvi da lui dovrete rispettare poche semplici regole... mai dargli le spalle, mai credere che non si voglia vendicare, mai permettetegli di entrare in camera vostra; Quest'ultima è la regola più importante... immaginate che fine potrebbero far fare quelle maledette taglierine che gli han applicato al posto delle unghie se per caso dovessero prendere di mira i vostri progetti, i poster o qualcuno dei vostri libri!

Vi riprendete anche voi dal risveglio traumatico. Esaminate il vostro pupazzo e verificate che sia ancora integro. Lo rassicurate e lo posate nella solita posizione, purtroppo consapevoli che non si riprenderà mai dal fattaccio. Forse sarà utile uno psicologo. Si, domani sarà il caso di portarlo a fare una seduta di psicoanalisi.
Ieri sera avete fatto tardi, il falò è durato più del previsto, e quando siete tornati a casa non avete neppure pensato di cambiarvi le scarpe prima di andare a dormire. Le avete semplicemente levate e vi siete gettati a letto.
Grosso errore!
Tirate giu il primo piede dal letto, infilate la scarpa... c'è ancora della sabbia, forse troppa. Mettete giu il secondo, infilate la scarpa... MAvVAFFA!!!! C'è qualcosa di stranamente morbido all'interno delle vostre nuove Nike AIR MAX 15... Rimuovete il piede e verificate... 
... l'odioso essere aveva già compiuto un altro misfatto!

Avevi sempre detto a tuo fratello di non comprare la lettiera a forma di scarpa, non c'era nulla di artistico nel fare i propri bisogni in una scarpa, ne per un uomo ne tantomeno per un gatto!!! Immaginatevi voi se il water di casa vostra avesse la forma di una scarpa... penso che vi farebbe venire i brividi ogni volta che vi avvicinate... una scarpa non trasmette la sana tranquillità che trasmette una classica tazza del cesso! Il nome stesso... tazza... vi fa pensare ad una cioccolata, ad un caffè, un marocchino... insomma tutta roba scura!!!

Comunque, tornando alla vile bestia, ancoa una volta aveva usato la vostra scapra come lettiera, e purtroppo la sabbia della sera precedente doveva essere stato un incentivo nella scelta...
Questa è una vera e propria dichiarazione di guerra, non è possibile accettare tutti i giorni oltraggi del genere! Quel gatto deve capire chi comanda, soprattutto deve capire che non comanda lui!

Pulite il piede, cercate un paio di ciabatte e andate a farvi la doccia. Si è proprio il caso di una bella doccia. Entrate in bagno, vestiti solamente delle vostre ciabatte decennali, e... 
...lui è li. Seduto sulla vostra adorata tazza. Come una sfinge è immobile, vi guarda e vi sfida. Non potete non accettare. Sostenete lo sguardo. Fieri. Sicuri di voi stessi. Poi chiedete:
"Quanto ti ci vuole?"
"2 Minuti e sono fuori!" Risponde vostro fratello!
Abbandonate il mefitico campo di battaglia, vi voltate nuovamente verso camera vostra decisi ad attendere li il vostro turno, e lo vedete già in azione! Il sodomita si sta intrufolando in camera vostra... avete già commesso il primo errore, LA PORTA APERTA!!!

Vi lanciate su di lui, come un giocatore di Rugby che si tuffa per fare meta vi distendete in tutta la vostra lunghezza. Atterrate con un pesante SBAAAM sul pavimento freddo... ovviamente sono le vostre parti intime a sentire per prime il contatto; non solo sentono, ma non predono tempo a trasmettere il dolore a tutto il resto del corpo! Il fiato vi si mozza in gola!!! 
Ma il gatto è sfuggito al vostro attacco... non c'è il tempo di soffrire vi alzate di scatto e lo cercate nella vostra camera. 

Eccolo li! Appeso al lampadario, come un primate che si ciondola su un enorme banano. Un pirata che penzola avanti e indietro e con il suo artiglio sguainato cerca di segare via la cime che regge la più importante e delicata fonte di luce della vosta camera.
Vi vede, sogghigna... vi mostra la lama affilata e riprende il suo lavoro.
Poco tempo per pensare: prendete la prima cosa che trovate... un cd in questo caso... e glielo scagliate addosso, come uno shuriken vola e gira su se stesso!!!
L'animale è però furbo e attento, con un balzo abbandona la sua posizione e si lancia ancora una volta sul vostro peluche. Sogghigna e poi affonda gli artigli nel ventre del traumatizzato peluche... NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!
Non per il peluche... avete appena distrutto l'ultimo cd dei Loola Paloola, un pezzo unico della vostra collezione!
La rabbia continua a crescere...

Acchiappate il tubo da disegno che sta vicino alla scrivania e cercate di colpire la belva. Sfugge. Salta sul comodino, poi sulla scrivania, poi sull'armadio, la libreria, i fumetti... maledizione, è peggio di una cavalletta. 
Si ferma sulla scrivania, estrae uno stecchino per spiedini dal portapenne... ve lo lancia. Ne estrae un secondo.
Miagola... un miagolio che sembra una sfida... quasi vi dicesse "Hangarre"!
Non vi potete tirare indietro... vi lanciate all'assalto del nemico! Schiva... schiva ancora... continua a schivare! Il vile fellone si sottrae allo scontro...
Le schegge di legno si spargono per la stanza, gli stecchini si trasformano man mano in dei pennelli troppo usati... vi guardate... e prendete altri due stecchini. Il duello reinizia...
Parate, schivate, affondi... niente non riuscite a ferirlo. Il gatto sembra avere energie infinite. Iniziate a temere per la vostra incolumità, poi uno spiraglio di luce. Notate che il gatto non copre mai il suo fianco sinistro. Tentate l'affondo... il vostro avversario è finito...

...NO! Siete voi ad aver perso! Il sodomita schiva il colpo, si lancia in terra, vi passa sotto le gambe e con un miagolio che a voi pare un ruggito vi colpisce! 
ARGH! Lo stecchino vi trapassa il cuore... Mai avreste pensato di morire come uno spiedino, sarà una punizione per averne mangiati troppi???

Cascate a terra... state per esalare l'ultimo sospiro, ma fate a tempo a vedere quel che mai avreste voluto:
Il peluche si congratula con il felino e gli dona una scatoletta di Kitecat... 

Colui che volevate proteggere vi ha tradito... AH, FATO CAOTICO!!! ... Una lacrima vi attraversa il viso... la vita vi sta per abbandonare... quando una voce vi da l'ultimo saluto...
"AH Scemo! Il bagno è libero da 10 minuti!!!"

Addio... mondo crudele!!!



...Sacra & Pura Follia!!!

mercoledì 22 novembre 2006

Buonanotte...

...Buonanotte a Cicciglio,

Buonanotte doman ci rivedrem!!!

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Buonisogni a tutti quanti i miei lettori...

...Sacra & Pura Follia!!!

lunedì 20 novembre 2006

Risveglio

"Ho sognato un abbraccio,
ne ho sentito il calore;
Ho sognato un sorriso,
mi ha reso felice;
Ho sognato un bacio...

E allora...

Mi sono svegliato,
e ho cercato il mio sogno!"
 

...Sacra & Pura Follia!!!

sabato 18 novembre 2006

C'era una volta - cap.IV

Era sempre stata attratta dalle persone dotate di fantasia, passioni, e i musicisti, così come scrittori e disegnatori, o qualsiasi altra forma di artista, ne avevano da vendere. Purtroppo se ne incontravano sempre più raramente.
Fu soddisfatta da questa sua scoperta. Era come trovare un pozzo di petrolio vicino a casa propria. Era felice. Si, era proprio allegra. Ora doveva solo trovare il modo per attaccare bottone… e la fortuna si schierò dalla sua parte.
    Mancavano pochi minuti alla fine della lezione, e il professore annunciò la nuova esercitazione. Ne proiettò il testo ed iniziò a leggerlo. Lei cominciò a scrivere, il più in fretta possibile, senza ascoltare. Il suo viso passava rapidamente dal suo quaderno alla parete illuminata, non aveva intenzione di perdersi neppure una riga. Lo stesso fece lui; le esercitazioni erano il motivo fondamentale per cui la maggior parte delle persone frequentava il corso. Purtroppo fu troppo lenta. Il professore cambiò foglio proprio quando lei stava per copiare l’ultima formula.
    Le scappò un“Merda”, che suonò stranamente forte, e si voltò verso il quaderno del ragazzo. Cominciarono a ridere. Assieme. §Avevano usato le stesse parole e stessi gesti! Anche lui aveva lanciato la stessa imprecazione e cercato rifugio nel quaderno di lei. Si guardarono e sorrisero. Lo strano imbarazzo che aveva permeato la loro vicinanza per alcune ore era svanito di colpo. Chiesero aiuto ad un collega seduto davanti a loro. Copiarono la formula.
    Lui si chinò per leggere meglio un numero, e il lettore gli cadde dalla tsca. Lei lo raccolse. Era ancora acceso, e nel renderglielo fece a tempo a leggere il titolo della canzone “Volta la Carta”, di Fabrizio DeAndrè. Non solo suonava, ma aveva anche buoni gusti. La situazione si faceva ancora più interessante.
    Chiuse il quaderno e preparò il tascapane. Era pronta ad andar via.
Riprese a pensare alla casualità con cui si evolveva la sua vita…

...continua...

...Sacra & Pura Follia!!!

lunedì 6 novembre 2006

C'era una volta - cap.III

Quanto tempo sprecato... già, quanto tempo aveva gettato al vento ascoltando quei vecchi e barbosissimi professori! Ore ed ore passate in aula ad ascoltare i prof, quando era circondata da persone da scoprire. Quel ragazzo un po timido e stramboccio sarebbe stato il primo.
    Portava scarpe da tennis ormai consumate dal tempo, delle ADIDAS nere, un paio di jeans scoloriti, larghi e portati ad altezza giusta in maniera da coprire ciò che c'era da coprire, un maglietta nera con disegnato sopra un buffo clown. Era bassottino, un po robusto, "sono un buongustaio" diceva la pancia, con una carnagione scura, quasi mulata. Capelli lunghi fino a metà schiena, di un bel castano chiaro, ben curati e lisci. Gli occhiali sul viso focalizzavano l'attenzione di chi lo guardava sui suoi occhi: ambrati, belli e rarissimi, forse "sprecati su un tipo così" si sarebbe detto. Il viso tondo, appena rasato, faceva da cornice ad una bocca perennemente sorridente, piccola ma pronta ad aprirsi al momento giusto. Le mani; lunghe e affusolate, come poche ne aveva visto! Splendide.
Fondamentalmente non era un granché, anzi era abbastanza bruttino, ma c'era qualcosa che l'attirava!
    Ancora una volta si fece qualche domanda sul perchè del suo studio. Come mai lo stava osservando. Cosa c'era di nascosto in quel ragazzo, il cui nome le sfuggiva, che le stava così vicino. Perchè quell'imbarazzo nell'aria. Non capiva. Non riusciva proprio a spiegarselo. C'era un qualcosa che l'attraeva, non era semplice curiosità, ma qualcosa in più.
Senza arrivare ad una conclusione provò a concentrare la sua attenzione su qualcun altro. Fece una breve panoramica di chi le stava vicino. Quella stronza era proprio davanti a lei. Ovviamente era affiancata dalle altre tre oche e dai loro amici trendy. Che schifo. Continuò a guardarsi attorno. Ecco, quei 2 ragazzi li conosceva, ci aveva parlato una o due volte e sembravano in gamba. Girò ancora la testa. Guarda un po anche loro son di nuovo a lezione. Tante facce, ma nessuna davvero interessante da studiare in quel momento!
    Il ticchettio al suo fianco riprese. Nuovamente nervoso il ragazzo! Forse il professore aveva spiegato un qualche passaggio particolarmente difficile che lei s'era persa. Poco importava, era troppo concentrata nelle sua lezione di "antropologia universitaria" per farsi distrarre da certe quisquiglie. Oh forse no... il professore non aveva spiegato nessun passaggio, aveva solo concesso 10 minuti di pausa. Era così assorta nei suoi studi che non se n'era resa conto. Forse il ragazzo aveva deciso di attirare la sua attenzione per farglielo notare. Che carino. Premuroso forse; forse era una sua caratteristica, magari era un ragazzo alla mano. O magari era solo un banale modo per spostare nuovamente l'attenzione di lei verso di lui. Chissà?
    Si alzò, prese un lettore mp3 che teneva in tasca e andò fuori con un pacchetto di sigarette nell'altra mano. Lei lo seguì con lo sguardo. Poteva esser l'occasione giusta per attaccar bottone. Poteva alzarsi, seguirlo, chiedergli se aveva da accendere, e il gioco era fatto. Da li avrebbe avuto la strada spianata. Si era la cosa migliore da fare... ma non lo fece. Restò seduta e decise di osservarlo. Voleva studiarlo in un momento di relax. Fortunatamente si era seduto sul muretto proprio davanti alla porta. Lui non lo sapeva ma in quel momento veniva sottoposto ad un attento controllo.
    Erica lo osservò molto attentamente, pronta a non perdere neanche il minimo movimento.
Per prima cosa, accese il lettore, pigiò sui tasti alla ricerca di una canzone. Fece un sorriso soddisfatto e si mise gli auricolari. Riprese le sigarette che aveva poggiato sul muro, tirò fuori una scatola di fiammiferi e ne accese una. Un tipo all'antica, ormai più nessuno usava i cerini. Iniziò a guardarsi in torno, cercava qualcuno. Poi scosse la testa un po deluso. Batteva un piede a ritmo, con la mano sinistra teneva la sigaretta, mentre la destra viaggiava avanti e in dietro sul cemento, come un piccolo ragno in preda al panico! Era un movimento veloce e ipnotico. Quelle mani erano davvero irresistibili. Notò che ogni tanto gettava lo sguardo anche nella sua direzione. Lei faceva finta di niente, come se non se ne accorgesse.
    Il professore rientrò in aula. Soffiò sul microfono e la slegò da quei minuti ipnotici. La folla rientrò, sembravano tante piccole formiche impaurite. Lui riprese posizione di fianco a lei. Aprì il quaderno, per 2 ore era rimasto chiuso, che si rivelò essere, non un quaderno di appunti, ma un quaderno pentagrammato. Una marea di segnetti scuri si rincorrevano lungo le righe. Su e giù, su e giu, come un mare in tempesta. Fece scorrere le pagine. Lei guardò attentamente quei fogli, ma non riuscì a cogliere neppure un titolo. Il professore riprese a parlare, e con lui riprese il ticchettio.
    Finalmente le era tutto più chiaro! Ecco il perché dell’ipnotica velocità di quelle mani, ecco cosa l’attirava in quel ragazzo. L’attrazione nascosta era finalmente venuta a galla. Era un pianista.
    Non sapeva come l’aveva capito, ma c’era qualcosa in quel ragazzo che trasudava bellezza, fascino. Ed era proprio questo!
  Era finita... tutto era andato come lei aveva previsto, ma non come avrebbe voluto!
La tristezza aveva avvolto il suo animo; come un lenzuolo leggero era calata su di lei e l'aveva ricoperta, imprigionata forse, sicuramente per mesi era divenuta parte di lei. Per mesi si era tirata dietro questa sensazione, ma finalmente stava passando. Lui forse non aveva capito... non aveva capito che era necessario che si lasciassero e che forse era l'unico modo per poter riallacciare il loro rapporto un giorno. Lei poteva solo aspettare che anche lui se ne rendesse conto!
    Si trovava a lezione, in un enorme aula stracolma di persone, poche sedute, la maggior parte in piedi. Aveva trovato un posto per pura fortuna, ma della lezione che stava per iniziare non le sarebbe rimasto niente, o poco meno di nulla. Il professore fece spegnere le luci. Sembrò che tutti gli enormi lampadari avessero iniziato a produrre buio invece che luce, tutti tranne uno. Già perchè uno solo non si era spento del tutto, anzi oltre a produrre una fastidiosa soffusa e lampeggiante luce violacea, aveva deciso di accompagnarla con un terrbile e snervante ronzio. Ovviamente quel lampadario si trovava sopra la testa di Erica. Che sensazione terribile! Non solo quel rumore era altamente fastidioso, ma riusciva ad essere inquietante, dava la stessa impressione di un vecchio lampadario di qualche fabbrica abbandonata, pronto a regalare i suoi ultimi attimi di luce al mondo prima di cascare in terra, sempre che fosse riuscito a schivare la testa di Erica, e frantumarsi in 1000 pezzi!
    Questa situazione non era certamente tra le più adatte per seguire un docente. Se voi a questo, aggiungete il terribile disagio provocato dalla conoscenza di pochissime persone in aula, ovviamente tutte sedute molto distanti da lei, e il fatto che il proprio vicino stesse manifestando una forma di molesto imbarazzo, probabilmente molto simile alla sua, allora capite perchè di quella lezione dopo tre ore non le sarebbe rimasto nulla!
    Conosceva il ragazzo che stava di fianco a lei, era già capitato di sedersi vicini, oltrettutto era un'amico di una sua collega, per cui poteva dire di conoscerlo, almeno di vista. Ci ripensò un po su... forse ne conosceva anche il nome, ma no le venne in mente. Si sentiva strana, non sapeva cosa fare, cosa dire, anzi non sapeva se fare o dire qualcosa di particolare. La cosa migliore, probabilmente, era stare zitti. Era ovvio. Certo non c'era altro da fare. Certamente... 
...certamente provava uno strano disappunto, una sorta di fastidioso prurito che le diceva di fare qualcosa, magari di parlare, ma non riusciva a trovare il modo per attaccare bottone. Non era una cosa necessaria, ma le avrebbe fatto piacere, forse era il caso che si sciogliesse almeno un po. Se almeno a lezione non coglieva l'occasione per chiacchierare un po, quando mai l'avrebbe potuto fare. Si parlare con gli amici è bello, gradevole, spesos liberatorio, ma fare due chiacchiere con un mezzo conosciuto non è male di tanto in tanto! Anzi spesso si rischia di trovare sorprese inaspettate. 
    Purtroppo non le venne in mente nulla così cercò di seguire la lezione. Impossibile. Dalla sua destra provenivano ogni tanto dei rumori, sospiri, apri e chiudi di penna, mezze parole dette a labbra serrate, tutti elementi che le rendevano impossibile dimenticare la presenza che le stava vicino. Che fare?
    Perchè non trovava qualcosa da dire? Suvvia, stavano seguendo una lezione noiosissima e difficilissima e lei non trovava le parole adatte; sarebbe bastato un "...che Palle!!!" detto a mezza voce per interlacciare un rapporto. Invece ci fu solo il nulla per tutta la prima ora. Durante la seconda ora si rese conto che i rumori continuavano, anzi erano aumentati. Incredibile non poteva essere così molesto. Capiva che anche lui cercasse un modo per attirar la sua attenzione, ma così era troppo, l'unico effetto che otteneva era quello di far passare anche a lei la voglia di parlare. Certi ragazzi proprio non capiscono come attrarre a se una persona, come avvicinarla, ecco perchè poi quando voglion rimorchiare diventano così goffi! Ci son cose dei ragazzi che non capirà mai e poi mai, che esseri strani, troppo diversi da lei, ma anche da tutte le altre ragazze!
    Osservò la sua penna: andava su e giu, con il suo rumorino ritmato click-clack, click-clack. Le scappò un "Grossi" detto sottovoce, poi fece un sospiro... ragionò.
Stava facendo le stesse cose che faceva lui... Era per questo i suoni erano aumentati. Provavano lo stesso imbarazzo, ecco perchè c'era più brusio di prima! Sorrise, e si rese conto che aveva pensato una serie di scemenze poco prima, una dopo l'altra. Non erano così diversi. Tutt'altro erano profondamente uguali. 
    Decise di ascoltare più profondamente quei rumori, e lo fece con una concentrazione tale che se l'avesse dedicata al prof si sarebbe potuta aspettare solo una 30 in quell'esame. Ogni tanto gettava uno sguardo nella sua direzione, provava a sbirciarne il quaderno, si sentiva un po strana! In questo attacco di stupidità le venne in mente "T.V.U.M.D.B. " degli Elio e le Storie Tese. Descriveva un incontro fulmineo tra un ragazzo ed una ragazza, un amore che nasce e muore su un bancone di un bar, ovviamente il tutto colorato da una situazione a da discorsi non proprio aristotelici. Rise da sola. Si sentì osservata. Rise di più. Poi sorrise. Le venne voglia di ascoltarla.
    Mise una delle cuffie del lettore e salutò la lezione un'ora prima. Rimase in aula.
Riprese a pensare al ragazzo seduto di fianco a lei...

...continua...

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martedì 24 ottobre 2006

C'era una volta - cap.II

   Sentì uno strano calore sul viso... il sole era già alto, e come tutte le mattine le illuminava il volto, quasi fosse una dolce carezza le ricordava che sarebbe dovuta scendere dal letto e iniziare una nuova giornata.
    Non ricordava a che ora fosse andata a dormire la sera precedente, sicuramente molto tardi, ma non più tardi di tante altre volte. Erano andati a bersi una birra in compagnia di altri due amici che non vedevano da tempo. Un locale nuovo, così, tanto per cambiare, per prendere un po d'aria, per vedere un po di gente diversa dal solito. Ricordava di aver parlato poco la sera, si sentiva un'estranea, lontana dalle persone che le stavano così vicino, lontana dalla persona che voleva più vicina. Lui era stato gentile come sempre, dolce, tutto abbracci e sorrisi. Lui ci credeva ancora, ma lei no. Non ne poteva più, e sapeva che l'avrebbe perso se fossero andati avanti così. Forse si erano già spinti oltre il limite. Aveva provato e riprovato, ma non c'era nulla da fare. Gli voleva bene, più che a un fratello, molto di più, ma non abbastanza. Razionalmente sarebbe stato il ragazzo perfetto, l'unica persona sulla faccia sulla terra che potesse completarla, l'altra metà della mela di cui tanti parlano. Forse lo era, ma la perfezione non faceva per lei! 
    Questo si era detta la sera precedente; questo aveva pensato nel mentre che il suo sguardo annegava dentro al bicchiere. Aveva osservato il boccale poggiato sul tavolo per ore, così calmo e lento, con quei residui di schiuma che dopo ogni sorsata scivolano nuovamente verso il fondo, le gocce d'acqua che ne percorrevano i bordi per finire il loro tragitto sul tavolo. Aveva giocato con quel piccolo laghetto che si formava a fianco al bicchiere. Si era divertita a scrivere con l'acqua, e istintivamente ne aveva scritto il nome. Lui lo vide, e sorrise, felice perchè tutto stava andando al meglio, e quello ne era un segnale... almeno questo credeva lui. Invece no! Tutto andava a rotoli; Erica lo voleva al suo fianco, ma non come suo compagno, ma come un amico, come il migliore amico di cui lei aveva sempre avuto bisogno!
    Usciti dal locale eran andati al solito posto. Lo odiava, lo trovava squallido, non capiva questo patetico rito, almeno nel loro caso. Si sentiva obbligata nei suoi confornti, non lo faceva per desiderio o passione, solo per un obbligo ironicamente morale. Era la normalità, era giusto che succedesse, ma lei non voleva. Non sentiva la spinta di andare a letto con lui, ma lo faceva per lui. Se fosse stato un'altra persona, se fosse stata la persona giusta, il suo vero amore, allora sarebbe stato splendido. Era sicura che avrebbe aspettato quel momento ogni sera, con gioia e trepidazione. Ma così non era. Non era la persona giusta. Era premuroso, dolce, sempre bendisposto nei suoi confronti, a volte un po burbero, ma sempre pronto a starle vicino nei momenti più importanti, in tutti quei momenti in cui lei aveva avuto bisogno di lui, e ancora una volta si disse che forse era perfetto. Poi cambiò idea... mancava quel "non so che"... quel qualcosa che avrebbe reso la loro storia perfetta. Doveva finire.
    Lanciò via le coperte e balzò giu dal letto, piena di quella vitalità che la invadeva tutte le mattine. Per molti il risveglio era un qualcosa di traumatico, un momento molto delicato in cui era possibile effettuare solo poche e necessarie operazioni. Non riuscivano ad essere attivi da subito, passavano lunghi minuti in uno stato che non era ne sveglio ne addormentato, quasi come se tutti i loro neurotrasmettitori fossero intorpiditi, bloccati dal freddo. Lei no. A meno che non fosse particolarmente stanca, non avesse fatto baldoria per una settimana di fila, poteva fare qualsiasi cosa da appena sveglia, non doveva carburare come gli altri. Si sentiva pronta ad affrontare un lunga camminata o una pesantissima lezione. La mattina presto era davvero fortissima, peccato che spesso il suo caratteraccio venisse meno la sera.
    Guardò i vestiti sporchi buttati ai piedi del letto. Verificò che non ci fossero tracce della serata precedente e poi li mise nel cestone della roba sporca. Uscendo dal bagno incrociò suo fratello. Lo vide arrossire e scappare in camera. Vederla in camicia da notte gli faceva sempre questo effetto, e lei continuava a non capirlo. Non era una ragzza come le altre, era sua sorella, non poteva fantasticare su sua sorella, non era naturale. Avessero avuto tanti anni di differenza forse lo avrebbe capito, ma lei era più grande di soli tre anni. Rise ripensando al giorno in cui lui l'aveva trovata nuda in camera sua a rovistare tra le magliette. Ad Erica ogni tanto piaceva mettere magliette da ragazzo, così gliene rubava qualcuna ogni tanto, ovviamente senza permesso. Lui era entrato in camera, vestito come al solito con dei pantaloncini una maglietta sportiva, e lei si era girata nella sua direzione, mostrando le sue nudità con grande naturalezza. Diventò tutto bianco, poi arrossì di colpo, e infine scappò via dalla camera. Si era messa a ridere, aveva continuato a rovistare tra le magliette, preso quella che le interessava, era tornata nella propria camera, si era vestita, e infine era scesa al piano inferiore. Lui era al computer. Si avvicinò, lo abbracciò e gli disse all'orecchio "Ti voglio bene... ma quando cresci?", poi uscì di casa... 
    Ripensare a quel fatto la mise di buonumore, forse oggi era il giorno adatto per affrontarlo, per mettere con lui le cose in chiaro, e forse tornare nuovamente ad essere amici. Accese il PC, cercò fra i suoi MP3 e mise su un album. "Babilonia", degli IPNOTICA. Aspettò che l'aria fosse pervasa dalla musica, canticchiò una canzone a mezza voce, si fece una gran risata ed iniziò a riassettare il letto. Riprese a pensare alla giornata che l'attendeva...

...continua...

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mercoledì 18 ottobre 2006

C'era una volta - cap.I

 Spense il motore, poi le luci, tolse le chiavi dal quadro e la radio si zittì; raccolse lo zaino e tutte le sue cose, scese dalla macchina e chiuse lo sportello, poi premette automaticamente il tasto ruvido sulla chiave. Le freccie lampeggiarono e si sentì il solito clack della serratura che si chiude. Aprì il cancello ed entrò in giardino. premette nuovamente il pulsante, meccanicamente, sempre col dubbio di essersene dimenticata un attimo prima.
Cercò le chiavi nello zaino e col solito casino attraversò la porta cigolante. Sua madre era ancora sveglia: la luce della camera si intravedeva anche dal piano inferiore. Non perderà mai il vizio di attenderla sveglia, facendo finta di leggere e mangiando caramelle e dolcetti a volontà. Ricorda da sempre sua madre sdraiata nel letto a mangiare qualcosa, e in particolare ricorda delle enormi buste, simili a quelle dei biscotti, con dentro dei mezzi wafer, un po più grossi del normale, che sua madre comprava sempre quando lei era piccola.
Salì su per le scale, e senza neppure incorciarne lo sguardo le diede la buonanotte. La luce si scomparve pochi minuti dopo, come sempre. Un sorriso le decorò il viso.
    Entrò in camera sua, accese la luce e aprì un'anta dell'armadio. L'enorma specchio rifletteva la sua figura. Ora guardava se stessa e si piaceva. Si, si piaceva! E non si vergognava a pensarlo ne tantomeno a dirlo, era orgogliosa di se stessa e del suo aspetto. I capelli castani, quasi biondi, portati appena sotto le orecchie, i suoi occhi di un particolarissimo verde scuro con quel taglio un po romboidale, con l'estremità interna più in basso rispetto alla punta esterna, il viso un po allungato e le labbra carnose, ma non troppo. Le piaceva il suo viso, e anche il suo fisico; era slanciata, in carne il tanto giusto, con un seno di tutto rispetto, che non disdegnava di mettere in risalto di tanto in tanto, e un sedere che poteva tranquillamente definire "bello". Si, si piaceva! E se fosse stata un ragazzo si sarebbe fatta in quattro per uscire con se stessa.
    Guardò i suoi vestiti; gli scarponcini leggeri, di un nocciola un po scuro e rovinati dal tempo, coperti dai jeans a zampa, portati un po in basso, in maniera da far intravedere il tanto necessario per far sbizzarrire la fantasia dei ragazzi, e infine la maglietta rossa a righe bianche. Le arrivava giusto sotto l'ombelico, non attillata, con le maniche corte, e un girocollo piuttosto ampio. Adorava questa maglietta, e in particolare le piacevano quei due tagli che lasciavano scoperte le spalle. Si sentiva a suo agio vestita così, adorava quell'abbigliamento, e viveva con la costante paura che la moda la obbligasse a cambiare il suo stile. Spesso le era capitato di non trovare nulla che le piacesse nei banconi dei negozi, e tante volte era capitato che non si comprasse abiti per quasi un anno. Questa sua costante paura l'aveva spinta a farsi regalare, qualche anno prima, una macchina da cucire, con la speranza di riuscire a crearsi da sola i propri abiti. Purtroppo i suoi risultati raramente erano quelli sperati.
    Chiuse l'armadio dopo pochi istanti, e aprì la finestra. Si ritrovò in balcone, attirata all'esterno dalla leggera brezza che tirava quella notte. Rientrò in camera, prese il tabacco le cartine e l'accendino, poi tornò sul balcone. Sicura che sua madre e suoi fratelli ormai stessero dormendo si sedette sul cornicione. Prese il trinciato e iniziò prepararsi il suo antistress. Aveva iniziato a fumare da poco, e in vita sua aveva provato solo una volta a fare un tiro prima di diventare una fumatrice. Non fumava molto, ma già il fatto di comprare tabacco e cartine, e di non andare mai in giro senza l'accendino, erano dettagli che la rendevano già una fumatrice per il suo modo di veder le cose.
    Era seduta sul marmo, con una gamba piegata e l'altra a penzoloni sul vuoto. Accese la sigaretta. Il calore le penetrò nella gola, poi giù verso i polmoni. Ne assaporò per un po il gusto, e poi emise una lunga fumata. Immaginava di poter fare i cerchi come tante volte li aveva visti fare da suo padre, e da tutti i Cow-Boys protagonisti dei film western tanto amati da lui.
Poggiò la testa sul muro. Quasì la sbattè. Era triste, triste come lo era stata diverse volte durante quest'anno. Era già passato un anno da quando stavano assieme, ma si conoscevano da molto più tempo, almeno sette anni. Sei di questi li avevano passatti ad essere sempre più vicini, sempre più complici, sempre più schietti e sinceri l'uno con l'altra. Sei anni nei quali erano diventati veri amici. Situazioni del genere si verificano raramente, ma a volte capitano. Già! Anche lei si era stupita di quel che era successo. Solitamente ogni ragazzo che si avvicinava a lei aveva un solo scopo; detto così sembra qualcosa di negativo, ma non lo è. Lei piaceva, ed era ovvio che i ragazzi fossero attratti da lei. Tanti, ma non lui. Per sei anni eran stati solo due amici senza nessuna attrazione fisica o coinvolgimento sentimentale, poi una festa aveva rovinato tutto.
    La musica e un po di alcool avevan fatto da filtro magico, si eran abbracciati e quindi baciati. Dopo un bacio e visto il loro rapporto, il mettersi assieme sembrò ad entrambi la cosa più normale del mondo. Ma si sbagliarono, o almeno questo pensava Erica nel mentre stava seduta su quel cornicione a fumare la sua sigaretta. Una lacrima le attraversò il viso, e si affiancò al sorriso che già le aveva colorato il viso. Non smetteva di sorridere, perchè pensava a tutto ciò che di bello c'era stato tra loro, ma non riusciva neppure ad esser felice. Non capiva perchè certi atteggiamenti, che un tempo eran qualcosa di sincero e spontaneo, ora fossero diventati un obbligo, delle pesanti costrizioni. Gli abbraci di cui gioiva un anno prima, erano adesso oppressivi e meccanici, lo faceva perchè doveva, non perchè volesse. E gli abbracci eran solo un aspetto, ma tutti gli altri ve li lascio immaginare.
    All'improvviso i suoi pensieri furono interrotti. "...sei il colore che, non ho, e non trasformerò..." Bianca, degli Afterhours. Non sapeva perchè le fosse venuta in mente quella canzone, ma le venne voglia di ascoltarla. prese il lettore, mise il cd, indossò gli auricolari, cercò la traccia giusta e premette il tasto play. Riprese a pensare a lui...

...continua...

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