lunedì 3 dicembre 2007

Il Viaggio

Questo è venuto fuori grazie ad uno strano concatenamento di eventi, 
ero indeciso se metterlo in rete... 

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...alla fine l'ho pubblicato, tutto vostro.


...Sacra & Pura Follia!!!

martedì 27 novembre 2007

Era urgente 2

Questa forse l'avrei voluta scrivere io... anzi... ne sono proprio sicuro!
E' una di quelle storie che mi sarebbe davvero piaciuto raccontare... ma qualcuno l'ha già fatto, e forse l'ha saputo fare anche meglio di me...

Direttamente dal MySpace di Giorgio Canali... 

"Era Urgente 2"


"Si ripeteva  dati inutili nella testa, il p.i.n. del suo bancomat, il numero di telefono del dentista, i kilometri che separano mercurio da urano, il numero di giorni passati ad aspettare che lei tornasse.... e intanto attraversava la strada, al semaforo, con l'omino verde che lo invitava - luminoso - a farlo, senza remore...  gesto naturale, incoraggiato dalle sue vaghe conoscenze in materia... mica serve la laurea per un passaggio pedonale...

Il codice fiscale di suo cugino.... le misure di miss italia '79... le reti segnate da Pierino Prati con la maglia del Milan... il numero di giorni passati ad aspettare che lei tornasse... 
Arrivò così, come una folata di bora, dalla sua sinistra, il tassista non frenò nemmeno.
Scaraventato a 15 metri e 17 centimetri dalla linea d'arresto, come testimoniò in seguito il verbale di polizia, continuò a ripetersi in testa dati inutili... la targa dell'auto di suo padre quando lui era al liceo... l'età di sua madre al momento del suo concepimento... il numero di giorni passati ad

aspettare che lei tornasse...
vedeva solo un pezzo di cielo, incorniciato dalle facce dei curiosi... uno di loro stava chiamando il 118, con un cellulare identico al suo....il codice personale per accedere alla segreteria telefonica da un  altro apparecchio...  il peso in libbre di Primo Carnera  prima del suo incontro vittorioso oltreoceano... il numero di giorni passati ad aspettare che lei tornasse...
"é urgente" diceva il tipo al telefono, agitando la mano libera come se gli stesse andando a fuoco e tentasse, così,  di spegnerla.
 Gli altri lo guardavano surgelati, incapaci di reagire, ipnotizzati dalla posizione così sparsa dei suoi arti sull'asfalto... l'ammontare in milioni di franchi dei danni causati dall'uragano Hugo nelle antille... il peso specifico del rame... il numero di giorni passati ad aspettare che lei tornasse...
Qualcuno suonava il clacson, qualcun altro bestemmiava i tassisti, altri ancora maledicevano i semafori troppo veloci a cambiare di colore... la percentuale di votanti al referendum istituzionale monarchia-repubblica del 2 giugno 1946... il tasso di probabilità che ci siano altre forme di vita evolute nel nostro universo.... il numero di giorni passati ad aspettare che lei tornasse...

L'ambulanza arrivò ululando.
Il tipo con il cellulare in una mano, indico con l'altra in direzione del corpo, scuotendo la testa:"ERA URGENTE.... fino a due minuti fa... ora non più"

buonanotte g."

Sacra & Pura Follia!!!

lunedì 5 novembre 2007

Remember, remeber the 5th of November...

« Remember, remember,
the fifth of November,
Gunpowder, treason and plot.
I see no reason why
Gunpowder treason
Should ever be forgot! »



...Sacra & Pura Follia!!!

domenica 4 novembre 2007

C'era una volta - cap.VIII

Era una magnifica, grigia, e cupa mattina di Ottobre. La pioggia cadeva leggera sulle foglie gialle e sui rami secchi delle piante in giardino. L'odore della terra bagnata era ovunque, e anche da la sopra lei riusciva a riempirsene i polmoni. Erano poche le cose che la rilassavano come le visite agli zii in paese. Anche quest'anno, come da 24 anni a questa parte, l'ultima settimana di Ottobre era dedicata all'incontro con i parenti. Tanti amici non capivano cosa ci potesse trovare di così bello in questa sfacchinata: 3 ore in macchina, un viaggio tutte curve, per raggiungere uno dei paesi più sperduti della regione. Ma sapete il viaggio non era l'unica nota comunemente negativa. Aggiungete l'assenza di televisione, telefono, internet, scarsissima ricezione dei cellulari, pochissimi giovani e una quantità di vecchi rimbambiti che sanno tutto della tua vita pur non avendoli mai visti. In paese era un idolo per gli anziani. 

  Sua madre non aveva mai smesso di tenersi in contatto con i parenti di suo padre, e sua zia non aveva mai smesso di raccontare a tutti quanti di quanto fosse in gamba questa nipote cittadina. Conosceva pochissime persone che parlavano così tanto, neppure una delle sue amiche, nota a tutti come una tra le ragazze più logorroiche della città, era capace di battere quella parlantina fulminea. Sembrava quasi non prendesse mai il respiro. Era buffa e dolcissima, la tipica donnina che ha lavorato tutta la vita e non conosce la stanchezza. Bassa con la schiena un po curva, vestita sempre con una larga gonna pesante ed un maglione fatto a mano, la faccia tonda e un po lucida, circondata da una peluria leggera, comune a tutte le donne di una certa età che non si son mai curate troppo del loro aspetto, che culminava con dei veri e propri baffi che da anni avevano ormai preso alloggio sotto il suo naso.
  Ad equilibrare le energie dell'anziana zia ci pensava però lo zio. Alto, magrissimo, viso tirato, folti capelli bianchissimi tirati sempre all'indietro, un enorme naso arcuato al centro del viso, un paio di sopracciglia  che potevan sembrare degli spazzolini da denti, e infine due esilaranti mazzi di peli che spuntavano dalle orecchie. Camicia bianca e pantalone in cotone grigio erano la sua uniforme. Col caldo e con la neve, col vento e con la pioggia, lui restava sempre vestito così, al massimo poteva aggiungere un pesante cappotto quando proprio le temperature diventavano artiche. Era tanto sordo quanto rimbambito. Non ricordava di aver mai sentito una discorso razionale fatto da lui, sempre storie fantastiche e assolutamente irreali, degne di uno stereotipo vivente qual'era lo zio. Ogni volta che ci pensava era sicura che egli stesso sarebbe potuto benissimo essere un personaggio di una storia che cominciava con un "C'era una volta".
  Si, il pensiero di passare alcuni giorni con questi simpatici vecchietti la inebriava davvero, e stavolta c'era qualcosa che l'aveva galvanizzata ancora di più: stavolta avrebbe guidato lei per tutto il viaggio. Finalmente questo suo sogno si avverava. Sin da piccola, quando ancora era suo padre a portarli in paese, si era sempre chiesta quando sarebbe arrivato il giorno in cui poter intraprendere quel viaggio da sola. Aveva la patente ormai da anni, ma mai la madre le aveva dato l'autorizzazione per percorrere tutta quella strada in macchina. Gli anni però passano per tutti, così quest'anno le chiese se potevan andare con la sua macchina e se poteva guidare lei, non si sentiva troppo bene e non era sicura di poter affrontare quel viaggio al volante. Questa proposta sarebbe bastata per rendere Erica felicissima, ma la madre fece qualcosa in più: le promise che se avesse guidato in maniera responsabile, d'ora in poi avrebbe avuto l'autorizzazione per andare in paese in qualsiasi momento avesse voluto. Non poteva crederci, quel suo piccolo sogno personale si stava finalmente realizzando.
  L'orario di partenza era previsto per le tre del pomeriggio, ma a metà mattina la macchina era già a pieno carico. Controllarono più volte di aver preso tutto il necessario per il viaggio, e più volte rilessero la lista degli oggetti superflui che sua madre le aveva chiesto di caricare. C'era tutto non mancava nulla. Ancora una volta diede una controllata alle gomme, e poi alle luci, fece qualche prova di frenata, tutto perfetto. La macchina era stata revisionata un mese prima, e 2 giorni prima le aveva anche fatto cambiare l'olio. Era pienamente soddisfatta dei suoi preparativi. La pioggia, che cadeva ininterrotta dalla mattina, non la preoccupava affatto.
  Fecero un pranzo veloce, abbastanza leggero, tanto già sapevano che la cena di stanotte sarebbe stata degna di uno zar di Russia. Con lei al volante, la mamma al suo fianco, e il fratello seduto dietro, la sua personalissima carrozza percorse i primi dei tanti metri, che la attendevano in questo lunghissimo viaggio. E si trattò davvero di metri. Un enorme fumata bianca uscì dal motore proprio poco prima che lei arrivasse alla fine della sua via. Questa prima fumata fu seguita immediatamente da un'invasione di vapore acqueo che dal motore, passando per i bocchettoni dell'aria condizionata, riempirono totalmente l'abitacolo del veicolo.
  Saltarono subito fuori dalla macchina. Già sapeva quel che sarebbe successo, e il grido isterico arrivò ancor prima che lei finisse il pensiero.
  Sua madre era la persona più pacata della terra, sempre che qualcosa non le facesse saltare i suoi precisissimi piani. Anche stavolta non si fermò minimamente a pensare cosa fosse successo, non diede il tempo ai neuroni e alle sinapsi di mettersi in collegamento così da permetterle di ragionare su quel che stava per dire. Un'eruzione esplosiva di frasi invettive scaturirono dalla sua bocca, nessuna delle quali avesse la possibilità di porre rimedio alla situazione, ma tutte con l'unico scopo di appiattire l'animo della figlia. Pensò che se avesse paragonato l'animo umano ad un qualsiasi arcipelago oceanico, lo scatto della madre avrebbe provocato lo stesso danno del vulcano Krakatoa, l'avrebbe polverizzato. La forza di questo sfogo non stava tanto nella potenza sonora di quelle urla quanto nella sottigliezza delle cattiverie che portavano dentro. Sapeva esattamente come colpire i punti nevralgici dello spirito di coloro che aveva davanti, e riusciva quasi sempre ad atterrire chiunque, anche il carattere più caparbio.
  Subì sotto la pioggia tutto il roboante discorso, venne colpita da ognuna delle frecce scagliate dalle corde vocali della madre ancora sotto la pioggia, e sostenne tutto il peso della rabbia che veniva gettata contro di lei sempre avvolta dalla leggera pioggia che le bagnava i vestiti. Guardò il fratello. Una faccia plumbea, cupa, quasi fosse stato lui il bersaglio dell'attacco, ed invece era stato risparmiato dalla carica di bufali che in quel quarto d'ora infinito aveva calpestato e devastato la strada che dalla bocca della madre portava direttamente ai loro timpani. Sorrise, chiese alla madre se aveva finito, e se finalmente poteva dare uno sguardo al motore visto che probabilmente il cofano si era finalmente raffreddato con tutta quell'acqua. 
  La schiettezza della risposta fu così inaspettata che quasi stordì la madre, che si zittì di colpo. Il silenzio improvviso era la perfetta colonna sonora per quel momento. Si avvicinò al motore e diede uno sguardo. Aperto il cofano gettò l'occhio qua e la, ma oltre alla striscia d'acqua che stava in strada non capì assolutamente nulla di quel che poteva esser successo. Certo studiava ingegneria, ma era comunque una ragazza e i motori non erano il suo forte. Fece la sola cosa che poteva fare. Rabboccò il livello dell'acqua, accese il motore, e con i finestrini totalmente abbassati e la testa di fuori si recò dal più vicino meccanico. Il fratello quasi ripresosi dallo shock, la guardò andar via. Poi guardò la madre. Era ancora stordita dai gesti della figlia. La pioggia continuava a cadere leggera.
  Si allontanò da li, compiaciuta delle sue azioni. Non aveva intenzione di permettere ad un brutto difetto caratteriale di sua madre di rovinarle il sogno, così come aveva deciso che i suoi difetti non avrebbero più preso il sopravvento nelle sue azioni. Era lei a guidare, e lei avrebbe ottenuto quel che voleva, non poteva permettersi inutili sbandate.
  Passò circa un'ora. Il suono del clacson si sentì fino al salotto. Madre e figlio uscirono di casa. Il sorriso a 32 denti spiccava nell'immagine scura della macchina. Con un ampio gesto della mano la ragazza li invitava a saltare sull'auto; decisero di approfittare di tutto questo entusiasmo. Salirono rapidi sul fuoristrada cercando di bagnarsi il mano possibile. Il ritmico "Boogie" di Paolo Conte li abbracciò e rilassò. Guardò la madre, sorrise ancora, e ripartì verso il suo piccolo sogno.
Riprese a pensare che imparava ogni giorno a tenere sempre più salde le mani su quel volante...

...continua... 

...Sacra & Pura Follia!!!


martedì 2 ottobre 2007

Punti di vista...

 M. si alzò dal letto, coperta solo dalla leggera vestaglia turchese. Un passo alla volta varcò l'uscio della propria camera, attraversò il corridoio, superò il salone e infine arrivò nello studio di lui. Come al solito stava seduto sul suo divano, tavolino vicino alle ginocchia, schiena curva per poter premere i tasti della macchina da scrivere. Il camino era spento anche oggi; non aveva mai desiderato quel tipo di calore, anche perché si stancava di stargli dietro: accenderlo, pulirlo, controllare che non si spegnesse, evitare che le scintille bruciassero il tappeto, troppe distrazioni. La sua presenza era però indispensabile per poter scrivere, così univa antico e moderno: un camino spento ed una pompa di calore che manteneva un clima caldo e secco nella piccola stanza.
  Lei si avvicinò, allungo la gamba nuda e si portò sopra il divano. Affondò subito nella morbidezza di quel cuscino. Lo guardò un po dall'alto in basso, poi piegò  le ginocchia in avanti e lo abbracciò. Un forte bacio schioccò sulla guancia di lui, e come la Bella Addormentata dopo il bacio del principe, F. sembrò svegliarsi all'improvviso.
  M. lasciò cadere in terra il mazzo di fogli che teneva in mano.
  "Ma lo sai che sei proprio bravo a cogliere il nostro punto di vista. Si, sembra proprio che tu le donne le capisca alla perfezione. Vorrei capire come fai. Cogli sogni, paure, incubi, desideri, e i ragionamenti che descrivi son proprio come quelli di una Donna. Sai calarti nella parte della giovane, o in quelli una bambina, e senza problemi ragioni come una donna di mezza età. Non ti ho mai visto scrivere la storia di una donna anziana..."
  F. continuò ad ascoltare senza aprire bocca.
  "...ma sono sicura che ne saresti capacissimo. Vorrei sapere come fai. Come fai a capirci e a buttare giù tutte queste emozioni. Ogni volta che leggo un tuo racconto mi sembra quasi che sia stato scritto da una mia amica, o magari lo potrei scrivere io stessa. Un giorno mi dovrai pur dire il tuo segreto... lo sai vero?" Quasi non fece in tempo a terminare la frase che già le sue labbra baciavano la guancia di lui.
  F. restituì il bacio, abbandonò la macchina da scrivere e la abbracciò con tutta la forza che aveva.
  "Fate sempre lo stesso errore: non c'è nessuna differenza tra noi e voi... i vostri sogni, le paure, gli incubi, i desideri, e i vostri ragionamenti sono assolutamente gli stessi che facciamo noi... siamo così diversi da essere uguali!"

...Sacra & Pura Follia!!!

lunedì 24 settembre 2007

Acqua salata sul fondo del secchio

Il vecchio Joe arrivò ancora una volta a fine giornata. Come ogni giorno, così come gli capitava da circa quarant'anni, Joe ritornava nella piccola insenatura davanti alla sua baracca. Già, la sua baracca. Una piccola casetta, fatta con assi di legno ormai coperte dalla salsedine e decomposte dall'umidità del mare, una catapecchia senza nessuna pretesa, utile per il periodo caldo in cui il vecchio si dedicava totalmente alla pesca, solo un bagno ed una sala che faceva da cucina e camera da letto. Ovviamente aveva anche un'altra casa, di quelle banali, con un giardino, due piani, una camera matrimoniale e due camere per i figli, ormai vuote da tanti anni. Non era povero, anzi. Negli anni la sua parsimonia gli aveva permesso di mettere da parte un discreto gruzzolo. Non poteva definirsi ricco, ma era ben lontano dall'essere povero.
  Seppure la sua situazione economica e la sua età lo spingessero verso una vita più sedentaria, simile a quella di tante altre persone come lui ormai in età da pensione, preferiva mantenere quei ritmi che l'avevano accompagnato per tutta la vita. Quando la bella stagione iniziava a farsi più vicina, Joe ricominciava a dedicarsi alla sua barchetta, alla sua totale ristrutturazione e messa a nuovo. Quando la bella stagione era ormai arrivata, la barchetta di Joe solcava il mare della baia da almeno una settimana.
  Tanti erano gli anni che Joe aveva dedicato al proprio mare, e tanti erano i regali che il mare aveva fatto all'uomo. Tanti, tantissimi doni; per anni l'aveva sfamato, gli aveva permesso di guadagnare i soldi per costruire la sua casa, e dato la donna che lui aveva sempre amato. Il vecchio non aveva mai smesso di ringraziare il mare per questo, ma non solo. 
  Joe ringraziava quelle acque per tutto ciò che gli avevano insegnato, per quel sesto senso che tipico del lupo di mare, per la sua pelle abbronzata, per la caparbietà che aveva sviluppato nelle tante sfide affrontate, e soprattutto la capacità di sapersi adattare ad ogni situazione, di saper analizzare ogni piccolo dettaglio e da questi risolvere qualsiasi problema. 
  Quando si è a largo e ci si prepara a riempire la stiva bisogna saper cogliere gli indizi che ci vengono offerti: un cambio di marea, una corrente calda, la direzione presa da un branco di pesci, un pesce più piccolo che viaggia nella direzione opposta, la presenza o assenza di alghe, la forma delle rocce, e così via. Insomma: Joe aveva imparato a conoscere questo sistema e valutarlo nella sua integrità, e per questa sua conoscenza era grato al mare. La capacità di capire era il dono più grande che il mare gli avesse mai fatto... e il vecchio Joe sapeva che si trattava di un dono in costante crescita...

...Sacra & Pura Follia!!!

sabato 15 settembre 2007

Come una mosca

"Come una mosca alla finestra, non vedo via d'uscita..."

cit. Tre Allegri Ragazzi Morti 


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...Sacra & Pura Follia!!!


P.S.: Qualcuno di voi non si è accorto che il precedente intervento fosse un racconto di fantasia... non so se sentirmi lusingato per questo oppure no... buona serata a tutti!!!

mercoledì 12 settembre 2007

Fabio della vita non ha mai capito un cazzo

"Che Fabio della vita non avesse mai capito un cazzo, noi l'abbiamo sempre saputo. 
  Lui era quello alternativo, quello a cui non piaceva nulla che piacesse a gli altri, che si trastullava con hobbies stravaganti e sconosciuti ai più. Niente disco o locali alla moda, mai una scarpa elegante o una camicia, sempre pub e birrerie, che poco si discostavano dalle peggiori bettole dei ghetti, e sempre trasandato. Barba poco curata, capelli spettinati ne lunghi ne corti, maglioni o vecchie t-shirt a seconda della stagione, jeans rigorosamente scolorito, e scarpa da tennis consumatissima. Chiariamoci, era sicuramente meglio di certe zecche che trovi agli angoli delle piazze o sulle panchine delle stazioni, comunque il suo aspetto restava pulito e decoroso, ma questo non basta.
  Non si può passare una vita ad essere uno qualunque, o peggio, uno strampalato qualunque. Nessuno ti premia, nessuno ti da una lode se sei uno qualsiasi. Certo le stravaganze attirano, ma poi passano di moda, e quell'interesse che puoi aver suscitato nella prima mezz'ora di conversazione dopo un po diventa pura noia. Quante volte ho sentito dire: "Ma quale Fabio, quello scemo che non parla d'altro che di computer e pittura? Dai è un palloso, io non lo tollero più di 10 minuti!"
  Che poi Fabio in realtà non era così; certo aveva le sue fisse, le sue passioni, come tutti... o meglio, come tanti... magari diverse da quelle degli altri, questo era il suo problema. Non era uno logorroico, di quelli che per 2 ore ti parlano solo della sua chitarra, di quel mostro di Joe Santana e dei suoi solo; no Fabio era diverso. Certo se parlavi con lui per un po alla fine certe cose le tirava fuori, ma oltre alle sue strampalate manie conosceva anche i suoi limiti, o meglio il limite della pazienza altrui. Era uno che sapeva quando smettere. Ma la gente questo non lo capiva.
  Quando uno si fa una certa fama, e vi dico che diventare un personaggio non è difficile in un piccolo borgo come il nostro, poi non te la scrolli più di dosso. Io lo conoscevo Fabio. Certe cose in realtà non gli piacevano davvero, era un suo modo per attirare l'attenzione, pensava di poter conquistare gli altri con lo stupore. Dai! Certe cose non ti possono piacere davvero. L'altra sera ad esempio lo incontrai al cinema, io ero li per vedere Vacanze di Natale, per farmi due risate, lui invece andava a vedere Batman; con lui c'erano altri 2 tipi. Ma dico io, a 25 anni vai ancora a vedere il film di Batman? Era ovviamente un altro modo per attirare l'attenzione.
  E anche con le ragazze non era diverso, Fabio. Potevi fargli vedere la ragazza più bella della facoltà, e lui già girava lo sguardo verso la tipa bruttina, sciapida, vestita come lui, jeans e t-shirt, magari con gli occhiali e neanche un filo di trucco. E se non era una di quelle banali, allora si passava alle alternative, e li, porco giuda, scadeva davvero nel ridicolo. Ma dai! Certe son proprio inguardabili, non so se siano peggio i cadaveri che camminano, le Simil-Mortisia le chiamo io, oppure quelle specie di frickettone con i capelli impastati di lordura. No, Fabio io lo conoscevo, e non era questo che voleva. In fondo era uno intelligente, uno in gamba, non poteva piacergli davvero certa gente.
  La cosa peggiore, poi, non eran solo gli elementi a cui andava dietro, ma erano i suoi approcci. Hai voglia a prenderla alla larga con una ragazza. Questo era il suo metodo: prima scopro se le sto simpatico, allora nel caso le chiedo il numero, prima si esce con un po di persone, poi se vedo che le cose vanno bene allora le chiedo di uscire assieme...
  Stai fresco Fabio! A far così non si arriva da nessuna parte. Gli sarebbe bastata una serata in disco con noi, un abbigliamento un po più curato, e in fondo in fondo anche lui avrebbe fatto faville.
  Ma Fabio della vita non ha mai capito un cazzo, lo sapevo io e lo sapevano gli altri. Lui gli altri li snobbava in fondo, lui voleva essere superiore a tutti gli altri. A rifletterci bene, i suoi modi erano solo un tentativo di stare su un piedistallo più alto rispetto alla massa. Lui proprio la vita non sapeva prenderla nella giusta maniera, ma io questo di Fabio l'ho sempre saputo, io lo capivo Fabio.
  Mi spiace davvero, se avesse fatto 2 chiacchiere con me forse non si sarebbe buttato, io lo capivo Fabio..."

...Sacra & Pura Follia!!!

sabato 28 luglio 2007

Diavolo custode

"La conclusione a cui sono giunto dopo anni di questa vita e che non ci sono innocenti, tutti sono colpevoli, anche noi. Specialmente noi.
Perché per tutto il bene che cerchiamo di fare non riusciamo ad arginare il torrente di morte e ingiustizia che minaccia di farci affogare ogni giorno. Siamo colpevoli di essere dei rimedi inadeguati, eppure la nostra superbia ci fa ancora credere di poter cambiare le cose. Beh, non siamo serviti a niente nel caso di Quentin Beck.
Tutta la morte e il caos che ha provocato... tutto in nome del suo orgoglio, ha messo fine a delle vite... più o meno promettenti... e tutto per cosa?
Per dimostrare che non era il fallito che credeva di essere. Che follia.
No Peter, non ci sono innocenti. anche le persone che tu amavi e che hai perduto e la stessa Karen sono colpevoli. 
Sono colpevoli di essere morte e di averci lasciato in questo abisso di solitudine e infelicità.
E puoi farne loro una colpa? Perchè avrebbero dovuto rimanere in vita? Per restare accanto a bugiardi come noi? Perché è questo che siamo... bugiardi! Non possiamo che offrire false speranze.
Indossando questi costumi e catturando scippatori e teppisti, diciamo alla gente che andrà tutto bene, che siamo qui per mettere fine a tutta questa follia, ma mentiamo, perché sappiamo di non poterla fermare completamente, ce n'è troppa. E nel caso di qualcuno come Karen, lo condanniamo trasversalmente. Un pazzo mascherato odia l'eroe e per distruggerlo uccide chi gli sta vicino, E' PAZZIA PURA!
E noi siamo il congegno centrale di questa folle macchina! perchè non deriva niente di buono da quello che facciamo!
Perché ora che Beck e le sue vittime delle ultime settimane sono morti e sepolti, sai dirmi una cosa... una sola cosa... per cui sia valsa la pena di intervenire in questo caos?!?"

"Hai salvato la vita di quella bambina Matt."


da: "Devil: Diavolo custode"
di Kevin Smith

...Sacra & Pura Follia!!!

giovedì 7 giugno 2007

C'era una volta - Cap.VII

    La serata non prometteva nulla di particolare, però aveva proprio voglia di fare qualcosa di alternativo. Probabilmente se fosse andata al pub con gli altri avrebbe trascorso una serata serena, tranquilla, ma sarebbe stato un po come stare a casa. Già, perché gli altri erano per lei una certezza, un caposaldo della sua vita, senza il quale si sarebbe sentita come un musicista senza i propri strumenti, un artigiano senza la creta. Insomma con loro stava proprio a suo agio, ma stasera aveva bisogno di qualcosa di diverso.
   Come la manna dal cielo le era piovuta addosso una proposta inusuale, ma quantomai adatta al suo stato d'animo. Allacciò gli stivali, neri, lucidissimi. Arrivavano fino al ginocchio, il tanto giusto per lasciare scoperti appena una ventina di centimetri di gambe prima di lasciare spazio al pezzo migliore della serata. Una gonna nera, aderentissima, tutta in pelle, con due spacchi sui fianchi che terminavano un po prima dell'orlo. Insomma, erano più due buchi, due fessure, che si allargavano e stringevano seguendo perfettamente i suoi movimenti. Conosceva alla perfezione il fascino esercitato dalle sue gambe sui ragazzi, e sapeva valorizzarlo al momento giusto. Solitamente non le piaceva ostentare il suo fisico, curarlo ed esaltarlo si, ma senza mai esagerare. Stanotte era però una serata particolare, qualche follia in più si poteva fare. A completamento dell'opera aveva messo su un top, anch'esso nero, con scollatura ampia, così da lasciare le spalle a vista, maniche a tre quarti, e schiena a vista, intersecata solo da un fascio di lacci che creavano un eccentrico effetto ragnatela. Trucco un po più pesante del solito e capelli al vento. Era pronta.
   Uscì dal bagno, andò in camera, prese borsetta e giacca, poi si avviò verso le scale. Come sempre passò davanti alla camera della madre. La guardò e la salutò con un cenno della mano, lei in risposta fece un gran sorriso di approvazione e le augurò una buona serata. Fece le scale. Anche se non era abituata a portare stivali così alti non ebbe nessun problema a scendere, anzi le percorse con grande rapidità. Prese le chiavi della macchina e varcò l'uscio di casa. Attraversato il giardino si trovò di fronte alla macchina. Sorrise. Certo che una macchina del genere non era proprio la più adatta alla serata: un vecchio fuoristrada regalatole da suo zio per il diploma. Adorava quella macchina, era proprio come lei: forte, grintosa, informale ed eccentrica. Però stavolta dovette ammettere che non era proprio la carrozza adatta per questo ballo, se in più aggiungeva il fatto che non la lavava da almeno qualche mese, anche la più bella delle principesse avrebbe perso colpi scendendo da la sopra. Ma a lei che importava, non andava certo li per sfoggiare la sua macchina.
    Solito pulsante e le luci lampeggiarono. Salì sul bolide, accese il motore e si avviò verso il Maroone. In meno di 5 minuti si trovava fuori dalla città, e i continui filari di alberi piantati lungo la strada statale già si preparavano ad essere i suoi unici compagni per i restanti 20 kilometri di curve. Aveva dato appuntamento alla collega direttamente sul posto, visto che lei abitava nelle vicinanze e che comunque ci sarebbe stata un'altra sua amica a farle compagnia.
Dopo circa 15 minuti iniziò a vedere le inconfondili luci del Maroone. Aveva aperto da appena alcuni mesi era già diventato un punto di riferimento per tanti dei ragazzi della zona. Sicuramente non lo era per lei e per i suoi amici. Ma stasera ci sarebbe stata una serata diversa, e a lei sembrava proprio si adattasse al suo stato d'animo.
   Altri 5 minuti di strada, il tempo di trovare parcheggio, e già si trovava di fronte l'ingresso della discoteca. Non amava andarci, anzi solitamente non faceva proprio per lei; solitamente preferiva i pub o meglio ancora qualche bel concerto. Ma oggi doveva essere una giornata alternativa, un po rivoluzionaria. Aveva bisogno di cambiare aria, di vedere persone diverse per uscire fuori da quella strana apatia che la attanagliava da giorni. Era previsto un Dj Set di sola musica Techno ed Elettronica, movimento costante senza mai fermarsi, senza un attimo di respiro. Chissà se era in grado di scacciare la sua non-voglia di fare qualsiasi cosa.
    Si diresse verso l'ingresso, diede un rapido sguardo e in un attimo individuò la sua amica. Era sola, che strano. Si avvicinò, si salutarono e poi chiese dove fosse l'altra ragazza. Ricevette una risposta secca, senza troppo entusiasmo: era tornata insieme al suo ex ragazzo per cui stasera sarebbe uscita con lui. Peccato, le avrebbe fatto piacere ci fosse anche lei. Senza troppe chiacchiere inutili si avviarono verso l'ingresso. Il biglietto era di venti euro, quindici per le coppie. In un attimo rimorchiarono due tipi, pagarono il biglietto, e in men che non si dica li avevano già abbandonati. L'ingresso del Maroone era un lungo corridoio scuro, illuminato unicamente da dei rari faretti rossi. I soffitti bassi la metteva sempre a disagio, ma con i tacchi superava di misura il metro e ottanta, e il passaggio le sembrò molto più simile al cunicolo di una galleria che l'ingresso di una discoteca. Alla fine del corridoio una tenda rossa separava le sale principali dall'accesso. Un leggero fumo, colorato di rosso dalle uniche luci presenti, fuoriusciva dalla sala principale per stabilirsi nell'antro e rubare il già poco ossigeno presente.
   Arrivarono di fronte al telo. Lo scostarono. Un baccano terrificante le inondò, le avvolse e iniziò a torturare i loro timpani. Dopo l'inaspettato ingresso diede un rapido sguardo alla sala: oltre 400 metri quadri venivano sfruttati come pista da ballo, attorno a questo una serie di banconi-bar servivano da bere alla clientela, e sul lato esattamente opposto al loro stava il palco, con su i due Dj della serata!
   La sala era quasi piena, ma di gente ne sarebbe arrivata altra. Anche stavolta le norma di sicurezza sarebbero andate a farsi benedire e quel luogo sarebbe diventato un vero e proprio carnaio, senza un centimetro di spazio per respirare. Perfetto era proprio ciò che voleva. Attanagliate dal baccano si avvicinarono al guardaroba, pagarono i 3 € e lasciarono li giacche e borse. Erano pronte per entrare in pista. Pian piano si avvicinarono al limite più esterno delle massa di persone. Iniziò a ballare, e Simona la seguì istantaneamente. Finalmente poteva concentrarsi sulla musica, e il baccano pian piano cominciò a prendere forma, diventando sempre più simile ad una velocissima ed incalzante melodia.
    La loro posizione la stancò presto. Non era questo che voleva, non le andava di stare così all'esterno. Voleva stare al centro, essere uno dei centri nevralgici della serata. Voleva farsi notare, e voleva sfruttare al massimo quel che la natura le aveva donato. Presa l'amica per la mano e la trascinò in mezzo alla gente. Lei non fece resistenza, forse aspettava proprio questo, ma non aveva avuto il coraggio di fare il primo passo. Più si avvicinavano al centro e più si faceva difficile avanzare. La gente era tutta accalcata sotto le tre sfere specchiate che ruotavano al centro della sala. Le luci dei faretti si riflettevano su questi giganteschi specchi sferoidali, rimbalzavano da tutte le parti, veloci come la musica che le ritmava. L'ambiente scuro veniva tagliato dal continuo alternarsi delle luci,  tantissime ma non abbaglianti. Tanti fasci luminosi, che trasformavano i visi attorno a loro ad ogni passaggio, ad ogni variazione cromatica.
   Non era possibile distinguere le persone che le stavano accanto. Sapeva solo che erano tante, sapeva che tante la fissavano, e sapeva che non avrebbero smesso finché fosse rimasta la in mezzo. Si muoveva frenetica, pervasa dalla musica e dalla luce stordente. Uno strobo sopra di lei ad ogni lampo la fissava in una posizione differente, fotogrammi di una pellicola che cambiava ad altissima velocità. si piegava, ancheggiava, si faceva spazio, anzi, creava il suo spazio. Nessuno poteva entrarci senza che lei lo permettesse. Sempre più veloce. Sempre più pervasa. Un movimento incalzante, irrefrenabile, guidava il suo corpo. E tutti li ad osservarla. Come se un estasi mistica avesse preso il sopravvento su di lei. Una tarantola impazzita, un irrefrenabile Ballo di San Vito, una fluidità degna di un cobra ma con la stessa intensità di una crisi epilettica. Difficile da spiegare per chi non la vide. E tutti li la guardavano. E lei lo sapeva. Soprattutto lei guardava loro.
   Già. In questo turbinio di luci, musica e corpi in movimento, non smise mai di osservare ciò che le succedeva attorno. Due ragazzi che si baciavano di fianco a lei. Un gruppetto di altri tre che le ballavano vicino. Due ragazze che la guardavano con invidia e odio. Il ragazzo che tentò più volte di abbracciare la sua amica, e alla fine si accontentò di metterle una mano nel sedere e fuggire. Ma non finiva qui. Ancora un'altra coppia che si baciava, stavolta etero. Un tipico fighetto, figlio di papà, totalmente scoordinato, che si dava arie da gran ballerino. Un gruppo di tre ragazzine, non più che diciottenni, che venivano abbordate da uno schifoso quarantenne.
   Capelli brizzolati, doppiopetto e pantaloni neri, camicia nera ed una cravatta rossa. Barba mal curata, tanti segni sulla faccia, crateri lunari forse cicatrici di una caparbia acne giovanile. Le faceva schifo che un tipo così si avvicinasse a quelle ragazzine. Ma non poteva farci nulla, o meglio non voleva farci nulla. Continuò fortunatamente ad osservare la scena. Il peggio non era ancora arrivato.
   Con aria spavalda, da uomo vissuto, anche se l'unica cosa su cui poteva aver vissuto erano le cosce di qualche puttana d'alto borgo, tirò fuori un sacchetto dalla giacca. Una bustina trasparente, con dentro alcune palline bianche. Era lontana, ma capì subito che si trattava di qualche pasticca. Schifezze chimiche che ti fottono il cervello in men che non si dica. Avvicinò il sacchetto alle ragazzine, lo aprì e le invitò a prenderne una. Erica non ci vide più. Si avvicinò al porco, senza smettere di ballare. Si avvicinò e lo avvinghiò al petto. Rimase sorpreso, inebetito, con quel sudicio sacchetto nelle mani. Lei lo abbracciò, e con una gomitata glielo fece cadere. 
   Le ragazzine si allontanarono con aria stizzita, non capendo quanto dovessero esserle riconoscenti. 
   Ora però era lei nei guai. La perdita delle pasticche aveva suscitato nell'uomo un interesse molto minore rispetto all'approccio della ragazza. In un attimo approfittò della situazione strinse le braccia attorno a lei. La tirò a se, spalancò la bocca e tentò di leccarle il collo. Purtroppo la stretta era tropo forte e non riuscì a tirarsi indietro. Un brandello di carne bavosa le sfiorò il collo. Come un reazione allergica tutti i peli del suo corpo si rizzarono, una pelle d'oca istantanea come mai l'aveva provata. Fortunatamente lui lasciò un po la presa e lei riuscì a sganciarsi. Provò ad allontanarsi, ma una besti affamata difficilmente molla una preda appetibile. Così la seguì. cercò la sua amica, ancora alle prese con il ragazzo di prima. Stavolta però non ne stava rifiutando le avance, anzi, le aveva accolte con grande fermento. Inciampò sui tacchi, e cadde sull'amica. Il ragazzo la aiutò ad alzarsi. Le chiesero se andasse tutto bene. Lei si guardò attorno e vide che il porco si era allontanato. Fece un cenno affermativo con la testa, poi li invitò a prendere qualcosa al bancone.
   Mentre si avviavano verso uno dei banconi la musica cambiò un po, partì "Leave Home" dei Chemical Brothers. I DJ rallentavano i ritmi, forse la serata si accingeva al termine. Seduti al bancone raccontò all'amica e al suo nuovo conoscente cos'era successo. Poco prima di terminare il racconto vide il vecchio che usciva dalla discoteca abbracciato ad una donna. Sospirò.
   Ripensò a quanto questa serata era stata alternativa e si chiese come potesse andare a finire...

   
...continua...

...Sacra & Pura Follia!!!

mercoledì 6 giugno 2007

Schegge di deserto

...Raccoglieva pezzi di vetro,
frammenti di una vetrina infranta,
resti di un sogno andato perduto,
fotogrammi di un film di cui eri stato il solo protagonista.

Guardò il caos e la polvere che lo incorniciava,
schegge di legno che un tempo erano sedie,
tavoli dilaniati dall'esplosione;
Davanti a lui lo specchio della sua vita
un puzzle male assemblato che lui stesso aveva distrutto.

Una foresta in fiamme o un mare in tempesta
non potevano rappresentare il suo animo.
La sua essenza, racchiusa in 21 grammi,
era molto più simile ad un oceano di sabbia,
un deserto piatto e sconfinato
che neppure il vento voleva più animare.

Desolazione, vuoto, assenza di vita,
questo era il suo spirito.
L'instabilità di un puzzle male assemblato
lo spinse a dimenticare aperta quella bombola.

Ora raccoglieva i pezzi di vetro
granelli di una vita desertica...


Trovare una persona insopportabile per il suo atteggiamento schivo, sempre incazzato, privo di un sorriso può capitare...
Ma vi giuro che venire a sapere che questa persona pochi giorni fa si è suicidata è davvero terribile!


...Sacra & Pura Follia!!!

sabato 12 maggio 2007

Maschere

Ogni mattina ognuno di noi mette su una maschera...

Anche se lo neghiamo, ognuno di noi ha una maschera... anzi non una, ma infinite maschere...
Una per ogni persona che incontriamo, una per ogni ambiente... una maschera per ogni occasione!

Noi siamo "Uno, Nessuno, Centomila"... giusto per buttar in mezzo una citazione... abbiamo una faccia diversa per ogni situazione...
Non è un male, è la normalità...
Ognuno di noi è così... scegliamo un atteggiamento diverso e adatto alle prove che ci troviam ad affrontare...

E' come portare tante maschere... una maschera per ogni occasione!
Tutti i giorni appariamo sotto una luce diversa... spesso senza rendercene conto...
Noi siamo quel che mostriamo.. siamo come altri ci vedono... per cui è importante saper scegliere la maschera giusta da indossare...

...Sacra & Pura Follia!!!


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lunedì 7 maggio 2007

Il Disertore

Disertare... e' una grande scelta, spesso difficile, a volte è il primo passo verso una strada ostica, impervia, piena di osacoli...

Disertare vuol dire prendere la propira decisione, scegliere la propria via alla faccia di chi vuole importi il proprio volere...
Si disertano il servizio militare, le chiamate alle armi... ma si può disertare uno sciopero, si può disertare da una grande manifestazione... si possono disertare le mode e gli atteggiamenti qualunquisti...
Disertare è saper scegliere con la propria testa... il disertore è colui che volta le spalle alla massa, colui che sa percorrere un sentirero tracciato da se stesso non dagli altri!
E allora imparate a disertare, disertate le scelte che gli altri hanno preso per voi... raccogliete i vostri pensieri e le vostre idee e scegliete il vostro cammino, che esso vada controcorrente o a favor di vento, l'importante è che la scelta sia la vostra... e basta!!!



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"In piena facoltà,
Egregio Presidente,
le scrivo la presente,
che spero leggerà.
La cartolina qui
mi dice terra terra
di andare a far la guerra
quest'altro lunedì.
Ma io non sono qui,
Egregio Presidente,
per ammazzar la gente
più o meno come me.
Io non ce l'ho con Lei,
sia detto per inciso,
ma sento che ho deciso
e che diserterò.

Ho avuto solo guai
da quando sono nato
e i figli che ho allevato
han pianto insieme a me.
Ma mamma e mio papà
ormai son sotto terra
e a loro della guerra
non gliene fregherà.
Quand'ero in prigionia
qualcuno m'ha rubato
mia moglie e il mio passato,
la mia migliore età.
Domani mi alzerò
e chiuderò la porta
sulla stagione morta
e mi incamminerò.

Vivrò di carità
sulle strade di Spagna,
di Francia e di Bretagna
e a tutti griderò
di non partire piú
e di non obbedire
per andare a morire
per non importa chi.
Per cui se servirà
del sangue ad ogni costo,
andate a dare il vostro,
se vi divertirà.
E dica pure ai suoi,
se vengono a cercarmi,
che possono spararmi,
io armi non ne ho."

Il DISERTORE, Ivano Fossati (Trad. Boris Vian)

...Sacra & Pura Follia!!!

sabato 5 maggio 2007

Credo che...

"...La ragione sia solo un fragile guscio dentro al quale il rivoluzionario nasconde tutta la potenza della propria follia!!!"


...Sacra & Pura Follia!!!

domenica 8 aprile 2007

Ma dove lo trovo un altro così?

Qualche giorno fa ero a Monte Cresia con i ragazzi... mi son ritrovato per caso in una bella zona panoramica, e ho avuto la possibilità di scattare una splendida foto:


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A volte penso alla possibile partenza dell'anno prossimo... quanti dubbi... chissà se troverò un altro posto del genere!

Partire o non partire... questo è un dilemma...

...Sacra & Pura Follia!!!

sabato 31 marzo 2007

Johnson & Johnson

  Quando il tuo lavoro ti rompe, e sei sull'orlo della crisi di nervi, e niente va come vorresti, allora fai questo:

Uscendo dal lavoro, fermati in una farmacia e compra un termometro rettale "Johnson and Johnson" (solo questa marca)
Aprilo e leggi le istruzioni. Troverai questa frase da qualche parte: 

"Ogni termometro rettale Johnson and Johnson è stato personalmente provato nella nostra fabbrica"

Ora chiudi gli occhi e ripeti ad alta voce per 5 volte : 

"Sono felice di non lavorare nel reparto controllo qualità della Johnson and Johnson"
E ORA RIDI!!!

Dai su, fate girare questo messaggio tra i vostri amici, e ricordatevi sempre che ci sono lavori peggiori del vostro!!!

...Sacra & Pura Follia!!!

P.S.: Per questa chicca ringrazio il buon vecchio Cucchis, gran maestro di vita!!!

mercoledì 21 marzo 2007

Disegnandoci un po...

Ultima creazione... 


...riprendo vecchio disegno, lo coloro e lo fotomonto con Photoshop... 

...che ne dite del risultato???


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... Sacra & Pura Follia!!!

mercoledì 14 marzo 2007

VI Era una volta

    Passo dopo passo il vento aumentava, sempre di più, sempre più forte. Continuò camminare. Mancava ancora qualche minuto prima di poter finalmente arrivare alla sua meta. Non aveva ancora smesso di pensare alla situazione che si era lasciata alle spalle. Un bel sogno per lei: una famiglia. Un giorno le piacerebbe averne una tutta sua. Dei bambini da crescere, educare, coccolare. Ma la sua famiglia sarà diversa da quella in cui ha vissuto, niente litigi, incomprensioni e tutte quelle situazioni che a volte la rendevano così sgradevole. Si lei sarà diversa, e anche la sua famiglia. Continuò a camminare avvolta da questi pensieri ancora per un minuto, poi la sua attenzione si spostò su un altro problema.
    Aveva percorso quella strada tantissime volte prima di mettersi assieme a lui. 100, 200, forse 1000 volte, ma ormai era passato tanto da quando l'aveva percorsa l'ultima volta. Era passato così tanto tempo da non sapere che al posto della vecchia strada sterrata, che percorreva per superare l'ulitmo tratto che la separava dalla chiesetta, ora c'era una piccola villetta. Non le ci volle molto per capire che sarebbe stata obbligata a fare un'altra strada, molto più lunga, oppure tornare indietro. Si potrebbe pensare che si tratti di una scelta da poco, ma non è così. Tutt'altro.
Percorrere quella strada era per lei una sorta di rito, una cerimonia che l'aiutava a pensare, a liberarsi di angosce e paure, a volte percorrendo quel cammino era arrivata alla soluzione di alcuni tra i più difficili problemi che aveva dovuto affrontare. Era su quella strada che aveva scelto in quale facoltà iscriversi; ora quel percorso era diverso. Cosa fare?
    Una sorta di bivio improvviso, inaspettato. Cambiare strada avrebbe tolto molto al significato che avevano per lei quelle passeggiate. Non sarebbe stata la stessa cosa, non avrebbero più avuto la stessa forza. Forse era il caso di tornare indietro. Ormai stava crescendo, certi atteggiamenti prima o poi li avrebbe dovuti abbandonare. Non era più una bambina, non avrebbe più avuto bisogno di certi riti per mandare avanti la sua vita. Forse il destino aveva deciso di darle una mano. Un cambio di rotta, fondamentale per lei. Riuscire a cambiare le proprie abitudini è spesso un bene, e forse per Erica era arrivato il momento di migliorare. Si era così: il fato le stava dando un segnale ben preciso. Cambia, cresci, basta sciocchezze, basta con queste inutili fantasie, basta con i falsi riti. Non era certo quella strada a poterle cambiare la vita, non erano quelle passeggiate ad aiutarla a prendere le sue decisioni. Ci ragionò un po sopra. Quelle camminate erano un modo per dedicarsi del tempo, ma non erano l'unico metodo per farlo. Poteva benissimo stare in casa a ragionare, oppure fare un altro giro. Nessuno la obbligava ad andare a quella vecchia chiesetta. Certo era affascinante, ma lei non era neppure cattolica.
    Sorrise, guardò la strada di fronte a se, anche il vento la spingeva indietro, verso casa. Si voltò e fece il primo passo per tornare verso casa sua. Era iniziato il suo mutamento. Un secondo passo. Un terzo. Il quarto. Stop. Non doveva tornare indietro. Si stava facendo travolgere dagli eventi. Stava permettendo che la sua vita venisse pilotata da qualcos'altro, qualcosa che non era di certo la sua volontà! Si era fermata a ragionare, a pensare sulla decisione da prendere, e probabilmente aveva preso quella sbagliata. Si era lasciata andare ad una serie di macchinazioni, masturbazioni mentali totalmente inutili. Voleva andare alla chiesetta. Provava piacere a farlo. Allora l'avrebbe dovuto fare senza pensarci troppo. Porsi una meta e raggiungerla ad ogni costo, questo doveva essere il suo obiettivo. Troppo spesso si era lasciata andare ad inutili come e perchè, e tanti risultati le erano sfuggiti. Doveva cambiare, doveva mettere in moto la propria rivoluzione personale. Scegliere senza troppe complicazioni. Scegliere e non pentirsi della scelta. Certo non sempre le sarebbe andato tutto alla perfezione, ogni tanto avrebbe preso la strada sbagliata, ma l'importante era avere una meta sicura. Sicura era la sua meta, e ancor più fermo e sicuro fu il suo passo verso la chiesa. Case, vento, pioggia, deviazioni, nulla l'avrebbe dovuta far desistere. Lei, e soltanto lei, doveva prendere decisioni sulla sua vita. Mai più avrebbe dovuto imputare una scelta a "cause esterne", lei era l'unico architetto del proprio destino. Si rese conto di aver capito una cosa fondamentale: non si sbaglia a porsi domande, anzi è interrogarsi è giusto, l'errore sta nel soffermarsi troppo sul perchè dei problemi, invece di domandare a se stessi come superarli.
    Il lettore ebbe un improvviso sussulto e "Drunken Lullabies" dei Flogging Molly invase l'ambiente attorno a lei. Si appoggiò ad una parete, prese il trinciato ed una cartina. Aveva voglia di fumare, e l'avrebbe fatto. Anche se contro vento. Lo voleva e l'avrebbe fatto. si Incamminò verso la chiesetta.
Riprese a pensare al fatto che tutto questo vento l'avrebbe potuta portare via...

...continua...


...Sacra & Pura Follia!!

mercoledì 31 gennaio 2007

Cioccolata e un po di stupore...

Ieri notte ero in giro con alcuni amici... verso l'una e venti circa siam stati colti da una feroce voglia di cioccolata, un po come capita alle donne in gravidanza, così abbiam pensato di approfittare e prenderci uno di quei bei tazzoni di cioccolata della Eraklea (si scrive così??? BOH!)...


Il nostro Oste preferito però non aveva assolutamente voglia di prepararle, e adducendo svariate scuse poco credibili ci ha negato la cioccolata!!!

Ci siamo così lanciati alla ricerca di un posto dove ci facessero una cioccolata come si deve... 

Per 1 ora abbiam girato per Cagliari... nulla!!! Maledizione alle 2 del mattino di Martedì a Cagliari non c'è nessuno che faccia una cioccolata!!!

Fortunatamente nel nostro girovagare siam finiti in una zona molto particolare di Cagliari...
Chi ha parlato con me di architettura sa che non son un amante di Cagliari da quel punto di vista... ma ieri son rimasto davvero stupito! Vi invito ad attraversare via Università a tarda notte in un giorno in cui non c'è nessuno... lo spettacolo è emozionante davvero!!!

Mi ha colpito talmente tanto che ho deciso di dedicargli un piccolo omaggio nel mio stile...


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Morale della favola:

Siam rimasti senza cioccolata!!!


...Sacra & Pura Follia!!!

lunedì 29 gennaio 2007

Trasformismo a GO GO!!!

In questi giorni mi son fatto prendere un po la mano dalla mia passione per la grafica...


EHEHEH!!! Questi che potete vedere son i risultati!!!


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Che ne dite?!?!?

Vi prometto che presto manderò avanti la povera Erica... anche a me dispiace sia bloccata al freddo in una strada buia e solitaria...

...Sacra & Pura Follia!!!