giovedì 11 gennaio 2007

Corri verso la meta... potresti arrivarci...

 Passo svelto e respiro pesante corrono spesso mano nella mano. In particolare quando fa sera, quando la luce scompare. Quando il giorno cede terreno alla sorella notte. Quando il nostro senso meno sviluppato, ma più utilizzato, comincia a perdere colpi andiamo nel pallone. Quando scende la sera il nostro animo scivola giu, lungo una rampa ripidissima. Una rampa che rappresenta i nostri sentimenti. Si passa dalla tranquillità al fastidio, dal fastidio al turbamento, dal turbamento all'ansia. Cominciamo a preoccuparci.
 Ma a preoccuparci di cosa?
Non lo sappiamo. Sappiamo solo che il terrore ci attanaglia all'improvviso. E allora il nostro passo diventa troppo lento. Bisogna accellerare, si andar più veloci, è l'unica via di scampo che abbiamo. Ma via di scampo da cosa? Da cosa stiamo scappando? Perchè stiamo correndo? In fondo è solo calato il sole. Gli oggetti, gli edifici, le persone mica sono cambiate! Sono sempre li. Sono sempre al loro posto, i palazzi... ma le persone son sempre le stesse? Voglio dire, mica cambiano col buio. Insomma se una strada la percorriamo tutti giorni alla luce del sole, perchè dovremmo avere timore di attraversarla di notte?
Stupide paure irrazionali. Con la notte non cambia nulla, il mondo resta sempre lo stesso. E' solo la nostra vista che difetta un po più del normale, suvvia niente di grave.
Però...
Se è vero che l'equilibrio regna sull'universo, allora la nostra carenza oculistica dovrà essere controbilanciata da qualcosaltro? No? Mi sbaglio? Forse no. Forse quel che perdiamo con la vista lo recuperiamo in qualche altro senso. Pensiamoci. Il tatto, resta uguale. L'udito, non varia. L'olfatto, è sempre lo stesso. Il gusto? Forse il gusto. No, non scherziamo.
Insomma gli altri sensi restano esattamente gli stessi. E allora cosa riequilibra la situazione iniziale? Di quale marchingegno ci ha dotato la natura per aiutarci quando scende la sera?
Credo che la risposta sia ovvia. Il sesto senso. L'intuito. L'istinto. Chiamatelo un po come volete, tanto di quello stiamo parlando. Sapere qualcosa senza osservarlo, senza sentirlo, senza tastarlo, senza averne nessuna percezione sensibile! Incredibile, quasi irrazionale, eppure vero. Quante volte sarà capitato ad ognuno di noi di percepire qualcosa, di sapere qualcosa senza un motivo tangibile, senza poterne dare una spiegazione certa. Lo so e basta. L'ho intuito. O più spesso: Me lo sento!
Bene. Siamo arrivati alla soluzione. Credo sia proprio l'intuito ad aiutarci quando i nostri sensi perdono qualche colpo. E probabilmente è proprio il nostro istinto a metterci fretta. Quel pensiero primordiale che ancora infesta il nostro subconscio, quel ricordo derivato forse dai nostri antenati. Lo spirito di sopravvivvenza, che ci ricorda sempre che una preda al buio è sempre una facile vittima. Soprattutto se va di fretta, se non ha il tempo di pensare, di riflettere, sui propri movimenti .
Guardò l'orologio, segnava le 02:20. Non credo che Alice avesse fatto tutto questo ragionamento quella sera. Anzi penso non ci avesse proprio pensato. Credo che l'unico pensiero che le attraversava la testa in quel momento, era l'idea di sua madre infuriata perchè rientrava a casa con ben più di due ore di ritardo. Probabilmente a questo pensiero ve n'era legato un altro. Quello dei tre kilometri di strada che le mancavano ancora da percorrere. Tre kilometri volevano dire almeno altri venti minuti di ritardo continuando con quel passo. Venti minuti. Venti minuti con quel passo. Venti minuti con quel passo erano davvero insostenibili per lei. I piedi già le facevano male. Le sue ballerine non son fatte per passeggiare. Vanno bene nei discopub, alle feste, ma non per camminare. Per non parlare dei jeans. Strettissimi, dalle anche fin giu alla caviglia. Il ginocchio era praticamente ingessato, faceva una fatica enorme a camminare. E poi la vita bassa. Doverli ritirare su ogni tre passi era davvero esasperante. Eppure sapeva che sarebbe dovuta tornare a piedi da casa di Fabbrizio. Aveva fatto altre volte quella strada, mai a quell'ora, e ogni volta aveva avuto gli stessi problemi. Ma lei era fatta così. La moda prima di tutto.
Questi erano i pensieri di Alice. Non pensava a prede e cacciatori, a sole e luna, a vista ed intuito. Lei pensava alle sue ballerine.
Ma l'istinto è forte, sicuramente molto più della moda. Così pian piano quella lunga rampa si fa sempre più vicina. Passo dopo passo la nostra graziosa Alice comincia ad accellerare il passo. Il respiro si fa pesante. I pensieri vanno sempre più rapidi, sempre più, fino a diventare vorticosi. Ed il vortice di pensieri la spinge, la solleva e la getta giu per quella strana e irrazionale rampa.
All'improvviso si accorge di quanto siano alti i palazzi che la circondano. Tante finestre, centinaia, forse migliaia, ma solo una decina di luci accese a quell'ora della notte. Son proprio poche. Son così poche che non riescono a cacciar via il buio. Son così poche che le ombre che creano sono insignificanti rispetto all'enorme ombra che quel banco di nuvole scure proietta su Alice e sull'intera città. Si rende conto che sta passeggiando da sola, in una strada desolata, alle due del mattino. Sta passeggiando nel buio quasi totale. Le stelle probabilmente sono in sciopero stasera, hanno deciso di lasciare il posto alle nubi. E anche la luna dev'essere a far baldoria da qualche altra parte insieme a loro. Ma proprio oggi che lei doveva tornare a piedi? Ma proprio oggi che i palazzi hanno deciso di avvicinarsi tra loro. Quella strada è troppo stretta, prima non era così. L'aveva percorsa tante volte, ma non era mai stata così stretta. E i palazzi mai così alti. Le luci, le luci dove son finite. Possibile che non ci sia un maledetto lampione in tutta la strada. Quella strada iniziava davvero ad essere un po troppo angosciante. Fortuna che ormai aveva percorso almeno metà della strada. Guardò nuovamente l'orologio, le 02:26. Com'è possibile, tutta quella strada ed erano passati solo 6 minuti? Forse si era sbagliata, forse ancora non aveva percorso metà del suo tragitto. La stanchezza le stava facendo brutti scherzi, e lei ci stava cascando malamente. Tutto quel buio era davvero insostenibile. Basta doveva cambiar strada. Tanto ormai era in ritardo, per cui anche se fosse arrivata a casa ancora più tardi non avrebbe fatto differenza. Molto meglio mantenere un po di sanità mentale e prendersi una strigliata in più. Camminò ancora per un centinaio di metri, poi svoltò a destra. Questa via era peggiore della precedente. Più stretta, più buia ma soprattutto più umida. Avete mai camminato in una strada del centro storico in una cittadina portuale? Insopportabile. L'umidità e la muffa impestano l'aria, la rendono pesante, nauseabonda. Basta un po di incuria e diventano luoghi invivibili. Beh qui di incuria ce n'era parecchia. L'ultimo sforzo. Poteva sopportare per un po. Doveva solo arrivare alla fine della via e si sarebbe trovata in Viale Ramirez. Si finalmente. Il solo pensiero di una bella strada larga e illuminata le accese il viso, risplendette quasi il pensiero della luce stesse rimbalzando sul suo viso come uno specchio.
Ma questa serenità durò ben poco.

...Sacra & Pura Follia!!!

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